Già autore per Cristiano De André, Giuseppe Di Gennaro pubblica Multiforme Due, un album composto da otto nuove canzoni firmate, prodotte e arrangiate dal cantautore, che arrivano a completare il progetto aperto dall’ep Multiforme Uno. Sulla copertina ognuno degli otto elementi grafici, scale comprese, rimanda simbolicamente a un elemento importante in ogni singola canzone nell’album.
Giuseppe Di Gennaro traccia per traccia
Storie di bar e di notte per l’apertura del disco, con la cinematografica Tutto quella notte”, che coniuga istanze d’autore (qualche lezione da De Gregori, qualche manciata di songwriting anglosassone), con una struttura acustica.
Si martella nell’apertura di Giulio, che mette i tamburi davanti al discorso, che è ancora acustico ma molto movimentato. La propensione ai coretti “oooo” sarebbe da frenare un po’, ma il contesto pop è gradevole, anche grazie a qualche intervento elettrico qui e là.
Sonorità più rotonde e ritmi più calmi quelli di Immaginifico, con un buon lavoro di basso, vestita da ballata ma con una costruzione non prevedibile. Si cita Chaplin con Tempi moderni, rock movimentato e leggero, che mette insieme moltissimi vizi contemporanei con una tessitura affidata alla chitarra, mai così protagonista nel disco. Ha l’aria della ballatona con qualche influenza blues ma con il pianoforte a guidare le danze Foto ricordo, che accoglie anche una tromba malinconica tra le sue note, e perfino qualche arpeggio di archi qualche passo dopo.
Ancora pianoforte in Canzone sospesa, breve e tutto sommato non memorabile. Si torna a modi veloci con Il pulitore allegro, che nel finale ospita anche interventi di violino, ma in un contesto piuttosto pop-rock. La chiusura è affidata a #Madreperla, con altri richiami a De Gregori e altre dosi di melodia morbida.
Non è tutto sorprendente nel disco di Giuseppe Di Gennaro, anzi la tradizione è spesso rispettata. Ma il disco è interessante sia per testi ben scritti sia per buone scelte sonore.