Recensione: iProfugy, “La nostra comunità”
Si chiama La nostra comunità il nuovo ep de iProfugy, gruppo nato nel 2010 e impegnato a osservare, con occhio da cantautore, la realtà circostante e a tradurla in musica che prende in parti uguali da folk, reggae e canzone tradizionale, utilizzando spesso il dialetto. Idoli e punti di riferimento dichiarati, tra gli altri: Pino Daniele, Manu chao, Rino Gaetano, Fabrizio De Andrè, 24 grana, Bandabardò, giusto per dare le coordinate.
iProfugy traccia per traccia
Si parte dalla title track, La nostra comunità, che appunta il proprio sguardo su alcune manchevolezze dell’attualità attraverso un linguaggio voultamente pastoso, con ironia espressa anche nella scelta degli strumenti. Atmosfera del tutto diversa quella di Nun da’ retta, che si cala in un tessuto melodico molto più classico e legato alla tradizione melodica.
Si torna a discorsi apparentemente più spensierati con Comme vene accusì me piglio, che a dispetto del titolo è sostanzialmente l’unica canzone per la maggior parte in italiano dell’ep. Le influenze folk si materializzano qui in modo piuttosto concreto.
Il ritmo è invece molto più sinuoso con Voglio ‘na cosa sola, che mescola sensazioni molto diverse e delinea un percorso con molti saliscendi.
L’ep è molto rapido ma abbastanza incisivo quando si tratta di dare un volto preciso alla musica de iProfugy: le quattro tracce rappresentano bene una sostanza musicale che accoglie diverse influenze e che riesce a tramutarle in un suono molto vitale e costruttivo, a dispetto di testi non sempre solari e ottimisti.