A sei anni di distanza da “La stanza di Ardesia”, è uscito per Seahorse Recordings Pura Sopravvivenza, il nuovo disco dei Betularia. Registrato tra novembre e dicembre 2014 da Antonio Castiello presso il Jambona Lab di Cascina, l’album raccoglie sette brani accomunati da arrangiamenti volutamente scarni.

Betularia traccia per traccia
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La prima traccia di Pura sopravvivenza è Il Volo, che annuncia un disco composto da canzoni sulle direttrici del cantautorato: chitarra acustica e voce profonda in bella evidenza, con il pianoforte a fornire per lo più un supporto.

A testa alta, con il contributo della chitarra elettrica di Roberto Luti (Playing for Change, Tres, Luke Wilson King), alza nettamente il livello del pathos e sposta le influenze verso un folk rock “di frontiera”. Si esplorano luoghi mitologici con Nel mare di Tetide, in cui il rapporto tra pianoforte e chitarra si riequilibra, anche se il proscenio è occupato dalla vocalità piuttosto forte e aggressiva.

La metà dell’album è contrassegnata da L’onda: si permane in argomento marittimo ma con un umore leggermente meno avventuroso e appena più vellutato. Si sconfina comodamente nel melodico e nel romantico con Il ladro di emozioni, con un finale in crescendo.

Qualche accenno mitologico anche nel testo di Un lungo inverno, che adotta una struttura classica, con ritornello, per un’atmosfera che alterna forza e dolcezza. Ultima traccia Figlio di n.n. (lo dico per i più giovani: n.n. significa “nescio nomen”, cioè nome sconosciuto: significa figlio di ignoti, trovatello o giù di lì), che disegna panorami di una certa vastità, ma inserisce anche energie fresche nelle sonorità.

I Betularia, anticamente scoperti nientemeno che da Gianni Maroccolo, si confermano band ricca di personalità in questo disco. Buone idee, buona applicazione e buono il risultato complessivo, in un disco mai scontato.

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