Un folk con base acustica e diverse sfumature: i Pluvian hanno appena pubblicato Notes from the reptile’s mouth, esordio di cui abbiamo parlato qui (con streaming integrale). E ora ecco la nostra intervista con il gruppo.

Potete riassumere la storia della band fin qui e spiegare il nome della band?
I Pluvian nascono nel febbraio 2012 dalla collaborazione tra “mQx” e Edy Buoso. I due dopo aver condiviso alcune serate come artisti solisti, decidono di unire le forze e di comprendere in un unico repertorio canzoni che avevano composto singolarmente, arrangiandole quindi per due chitarre e due voci.

Si esibiscono inizialmente come duo acustico, poi dal 2013, la formazione si allarga a trio con l’ arrivo di un altro chitarrista, Manuel Nasonio, che aggiunge ricchezza e varietà negli arrangiamenti e nella ritmica, date le sue esperienze di percussionista e polistrumentista. Il gruppo inizia a suonare regolarmente nei locali della zona rodigino/padovana, con incursioni anche nel veneziano, nel vicentino e nel ferrarese.

Uniti dalla passione comune per il rock di lingua inglese, i Pluvian propongono una sincera e personale rielaborazione in chiave acustica e intimista delle loro influenze, una sorta di viaggio nel tempo nella musica rock britannico-americana, dagli anni Sessanta fino a oggi.

Il nome del gruppo, riferimento al “pluvianus aegyptus”, uccello volgarmente detto “guardiano dei coccodrilli”, allude ai legami indissolubili e ancestrali che possono intercorrere tra esseri di diversa entità e natura, come per l’appunto il pluvianus e il coccodrillo, che lo ospita abitualmente tra le sue fauci senza attaccarlo.

Nell’album si intuisce che il vostro amore per la storia del rock anglosassone si attesti soprattutto intorno agli anni ’60 (Dylan-CSN) e ’90 (grunge e post grunge). Che cosa amate, al di fuori di questo range?
In realtà ascoltiamo molto anche degli anni ’70 e ’80. Possiamo senz’altro citare band come Led Zeppelin, Black Sabbath, Iggy and the Stooges, i R.E.M. e artisti come Nick Drake, David Bowie e Leonard Cohen. Ascoltiamo molto volentieri “Progressive” e “Underground” inglese degli anni ’70 e “New Wave” anni ’80 e molto altro, quindi elencare tutti gli artisti che ascoltiamo o ammiriamo sarebbe davvero impossibile. Diciamo che abbiamo pure ascolti che vanno dal “Delta blues degli anni ’30” al “Rock’n’roll” degli anni ’50, ma meglio smetterla qua di parlarne o non finiamo davvero più.

La scelta di suonare tutto in acustico è sicuramente stimolante ma può anche essere difficile da far comprendere. Avete mai avuto problemi in questo senso, magari per fissare un concerto o in situazioni simili?

Diciamo che d’estate con l’avvento dei concerti all’aperto su palchi più grandi, c’è molta più “voglia” di elettrico e quindi per un trio acustico senza sezione ritmica è più difficile trovare date.

Pluvian: allargamenti futuri

La scelta dell’acustico è definitiva o vi vedete episodicamente anche in versione elettrica e/o elettronica?
Idealmente non ci siamo mai posti limiti di questo tipo, siamo partiti dall’acustico perchè ci sembrava più adatto alla situazione di duo che c’era al momento della fondazione della band. Vorremmo poter in futuro aggiungere la sezione ritmica e arricchire il nostro repertorio con pezzi elettrici. In tal senso abbiamo già materiale su cui lavorare e ci stiamo adoperando per allargare la formazione della band proprio per poter rendere tutto ciò possibile.

Come nasce “G Mud”?
G Mud è un pezzo che nasce con una telefonata, una telefonata successiva a un incidente in auto, occorso a un’amica. Lo scrissi (mQx) proprio nei minuti successivi a quella telefonata e fluì per “così dire” di getto. Mi trasmise subito lo stato d’animo di quel momento, la preoccupazione, il sospiro di sollievo che ne segue quando è infondata, e tutte le riflessioni a cui quella situazione portò. In seguito l’abbiamo arrangiato tutti assieme trasformandolo in ciò che è ora.

Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Abbiamo cercato di replicare nel disco ciò che proponiamo dal vivo, infatti a parte qualche inserto sporadico di tastiere, abbiamo incluso solo gli strumenti che suoniamo dal vivo, cioè chitarre acustiche, classiche, ukulele, armonica e voci, tralasciando quindi l’incisione della sezione ritmica volutamente.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Ci sono molti artisti dell’ underground italiano e locale che ci piacciono e ammiriamo. Alcuni abbiamo il piacere di conoscerli di persona, come la one girl band Elli de Mon, un artista davvero incredibile, grazie a lei ci siamo appassionati a tutta una serie di one man/girl band davvero notevoli, come Bon Corn, Phil Reynolds, Adele Nigro, Lil Alice, Tony la Muerte, Dead Man Potron e Gipsy Rufina. Citiamo in Tommaso Varisco, alias Tommi, cantautore di Chioggia e nostro grande amico con cui abbiamo diviso spesso i palchi e le band Everglade e Pursuit Green.

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