Si chiama Daytime Sleepwalkers il nuovo lavoro in studio dei Design: la band, nata nel 2008 a Castelfidardo, in provincia di Ancona, ha rilasciato nel 2010 “4 Little Hanged Toys”, distribuito dall’etichetta inglese “Copro Records/Casket Music”, poi “Technicolor Noise”, nel 2012 e quindi l’ep “Fail Better”.

Il nuovo lavoro incrocia modalità elettroniche, indie rock, dark wave, con un buon numero di ospiti piuttosto significativi.

Design traccia per traccia

Si parte da una molto oscura ed evocativa Voodoo Doll, che si sporca le mani con sonorità dark wave, gothic e metal, impastando il tutto con un po’ di elettronica appiccicosa. Più diretta e corposa My Recurring Nightmare, che picchia di più a livello di drumming e nel complesso.

Si torna a discorsi ambigui con Daytime Sleepwalkers, title track scelta anche per il video, che puoi guardare qui sotto. L’aggressività, nascosta nelle prime fasi, si afferma progressivamente nel corso del brano.

Colori leggermente diversi e ritmi più lenti e ipnotici quelli di Shy Dancer, con la partecipazione di KMfromMYills. Il pezzo segue tendenze elettroniche e dance, soprattutto nella seconda parte, lavorando sui ritmi e sporcando ancora di più i suoni.

Vampire on the Beach torna a modi più “rock”, con schemi più stabili e tagli più chirurgici. Cieli vasti e mood malinconico quello di Maybe, che vede la partecipazione di Alessandro Apolloni: il brano prevede un pattern tutto sommato minimalista (almeno a confronto con quello di altri brani dell’album) e un maggior spazio per la chitarra elettrica, dai toni piuttosto indie.

Florence appartiene alla parte di canzoni che affrontano lo spartito con modi spicci e decisi, ma lo spazio per qualche divagazione elettronica, volendo, lo si trova sempre. So Cruel è un incontro con Nrec, ben noto guru dell’elettronica di cui su TraKs abbiamo parlato più volte, che regala un tocco di mescolanza in più a un brano che suona molto determinato.

Si volta pagina con Guilty Pleasure, con ombre di Depeche Mode almeno quanto prima si erano palesati qui e là i fantasmi di Marilyn Manson, Placebo e compagnia, aggressiva e molto oscura. Ancora aggressività per Love=Fiction, anche se qui sembra di essere di fronte a una sorta di fuoco di sbarramento, che rivela sfaccettature a diversi livelli.

Ci si avvia verso il finale con Fish Food, cono sonorità ispirate chiaramente ai primi periodi della dark wave (si legga Joy Division, Bauhaus e via discorrendo), ancora con dosi di rabbia messe in una certa esposizione, ma anche qualche tocco barocco, soprattutto proveniente dalle tastiere. A chiusura del disco ecco Valium Pillbox, con vocalità gutturali e sonorità che accompagnano all’interno di un antro dai suoni inquietanti.

Buono l’approccio e buona la realizzazione del disco da parte dei Design, che trovano la formula giusta con i dosaggi corretti delle varie sonorità ma senza dare l’impressione di averli selezionati con pensandoli su una bilancia, ma piuttosto affidandosi a istinti e predilezioni personali.

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