Un’altra faccia dei Tre Allegri Ragazzi Morti: ecco Quando eravamo swing, registrato in presa diretta nel Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento (in provincia di Pordenone, ripropone dieci classici del repertorio dei TARM con lo stile, i ritmi e i suoni della big band jazz, come se Duke Ellington si fosse innamorato dell’indie italiano.

Il disco è stato suonato sotto la direzione del pianista Bruno Cesselli e rifinito all’Alambic Conspiracy Studio da Paolo Baldini. Davide Toffolo canta tutte le canzoni, Luca Masseroni offre il suo drumming reggae alle canzoni Puoi dirlo a tutti, La faccia della luna e Primitivi del futuro. Enrico Molteni compare al basso in Occhi bassi. Guest vocale nel disco Maria Antonietta che reinterpreta il primo successo di Tre allegri ragazzi morti (Occhi bassi) e che duetta con Davide nella versione gershwiniana de Il mondo prima. Alfredo Puglia arricchisce Prova a star con me un inverno a Pordenone e Jacopo Garzia, uno dei due gemelli Mellow Mood, porta in Giamaica sul finale di Puoi dirlo a tutti. Primitivi del futuro offre lo spazio a due solisti d’eccezione: il flautista Massimo De Mattia e il saxofonista Nevio Zaninotto.

Tre Allegri Ragazzi Morti traccia per traccia

Si parte con la big band in totale spolvero, su una versione a dir poco straniante (ma l’aggettivo vale per tutto il disco) di Prova a star un altro inverno con me a Pordenone, che qui diventa Un inverno swing a Pordenone, con Alfredo Puglia. Più contenuto il discorso su Il mondo prima di Elvis (cioè Il mondo prima), in cui interviene la voce di Maria Antonietta, e che pur perdendo la furia dell’originale mantiene un certo livello di energia non devitalizzato da fiati e accompagnamento.

La mia vita senza rock (La mia vita senza te) assume i toni della canzone jazzata, in cui si può immaginare Toffolo di fronte all’orchestra a Sanrtemo, smoking papillon, maschera e tutto. Signorina Primavolta diventa Signorina Rock Time, con il contrabbasso che detta i tempi e con il testo che si adatta particolarmente (oddio, più o meno) all’andamento anni Quaranta del pezzo.

Ai cacciatori piace il jazz prova a moderare le crudezze de I cacciatori, con risultati stridenti e fortemente agrodolci. Occhi bassi conserva il titolo originale e affianca a Toffolo ancora una volta la voce di Maria Antonietta, per una versione che rimane piuttosto graffiante e che in questo caso “si accontenta” di un accompagnamento molto lineare e minimalista.

Volo sulla mia città con la big band (nell’originale però la big band non c’era) si avvita al sound dei fiati e si appoggia leggera sui ritmi della Abbey Twon Jazz Orchestra. Primitivi del futuro, che già si era trasformata in Primitivi del dub nelle mani di Paolo Baldini nel 2010, qui mantiene la ritmica reggae e diventa Primitivi del jazz, con escursioni molto cesellate ed elaborate.

Atmosfera dub anche in Puoi dirlo a tutti, con l’ospitata di Jacopo Garzia dei Mellow Mood, in cui i fiati si ergono di nuovo a protagonisti. La faccia della luna, che alterna chiari e scuri, chiude il disco con un ritmo cadenzato e con assoli di tastiere.

L’operazione non è priva di ironia e di garbo, anche se è difficile immaginarla come qualcosa di più di un divertissement, una deviazione dalla strada abituale, una delle non poche che i Tre Allegri Ragazzi Morti si sono concesse di recente. La domanda a cui rispondere ora è quando (e se) i TARM avranno voglia di tornare sui sentieri di caccia abituali.

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