Dopo più di una decade di fermo discografico, i Ritmo Tribale pubblicano La Rivoluzione del giorno prima, il nuovo album.

Dopo aver rilasciato tre inediti, Le Cose Succedono, la title track La Rivoluzione del Giorno Prima e Resurrezione Show, potente cover dei Killing Joke, band seminale inglese, ma con testo in italiano.

Ritmo Tribale traccia per traccia

Con un’Intro un filino inquietante, a base del Volontè di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto che parla di repressione e libertà (vista più che altro come un virus), sassofono, pianoforte e accenni vocali.

Poi ecco Le cose succedono, proprio il brano che ha riaperto le danze: un martellamento molto determinato in chiave rock’n’roll, con lo scopo dichiarato di evitare i rimpianti. “Io non voglio vivere/in provincia di me/io non voglio vivere/in memoria di quello che/poteva essere/ma non è stato“.

Chitarra che gira parecchio, con sensazioni desert rock, per La rivoluzione del giorno prima, che ha un’uscita un po’ James Bond (“solo per i tuoi occhi”) che fila via veloce.

Ecco poi Resurrezione Show, rilettura dei Killing Joke molto ricca di sensazioni post punk ed estremamente determinata pur in un’aura ipnotica. Il brano si allunga evocando verità new wave, sonorità magmatiche, divinità ancestrali.

Milano muori è brano forte, controverso ma con un testo che si può leggere anche come un atto d’amore nei confronti di una città particolarmente assediata da “un nemico invisibile” in questo periodo. I suoni sono molto Rolling Stones, con quel piano così percussivo. “Ho attraversato Milano/con una bomba nel cuore” non può non far pensare a “Ho attraversato la città/con una storia dentro”, se si conoscono i prodromi della band.

Qualche eco di altre band importanti dell’indie italiano (gli Afterhours che così gentilmente parlavano dei giovani d’oggi, per dire) emergono in pieno in una particolarmente acida Jim Jarmusch.

Si parla di uomini in gabbia all’interno di Cortina, semplice nei suoni, forte nel rancore. Il brano si sviluppa in modo angosciante e oscuro, lavorando in loop su concetti sonori e su un testo pieno di collera.

Molto “Ritmo Tribale”, a parte qualche tastiera svolazzante, la seguente Autunno, altro pezzo molto massiccio e forte.

La chiusura del disco è nel segno della memoria e della storia della band: voce e pianoforte per Buonanotte, uno dei pezzi migliori da Mantra, disco grande e indimenticato.

Una band importante che è rimasta ferma a lungo si pone automaticamente di fronte a numerosi interrogativi, il più importante dei quali potrebbe essere riassunto in: chi ce lo fa fare?

I Ritmo Tribale hanno un nome e una fama solidissimi, a prescindere dalle evoluzioni interne, dagli addii clamorosi, dalle fortune alterne di progetti sicuramente interessanti consumati nel corso del tempo.

Ma i RT hanno fatto le cose con calma, senza forzare, aspettando le canzoni invece di inseguirle, dimostrandosi giudiziosi pur avendo alle spalle una storia d’impeto e rabbia. Ne risulta un disco ispirato, forte, ricco e potente. Non perfetto, ma chi se ne frega della perfezione, quando puoi avere il rock.

Genere: rock alternative

Se ti piacciono i Ritmo Tribale assaggia anche: Afterhours

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