Esiste Ancora La Spensieratezza? è il nuovo album di Sandro Mai, disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme streaming, distribuito da The Orchard. L’album d’esordio di Sandro Mai parla del tempo, di come lo percepiamo e di come lo viviamo nei vari momenti della nostra vita. Tenta di capire cosa vuol dire vivere emozioni e sentimenti e prova a spiegarsi come questi possano mutare così all’improvviso senza una vera ragione. Il motivo lo possiamo trovare dentro di noi oppure non possiamo fare altro che osservarli nascere, cambiare e scomparire impotenti?
Essere spensierati non significa essere superficiali, ma l’esatto opposto. È avere la forza di guardare le cose dall’alto, senza inutili pesi nel cuore. Come possiamo fare? Che sia un viaggio, un’esperienza, un incontro, un nuovo amore, una corsa, una birra con gli amici. Ogni piccola cosa fa parte di questa ricerca. In tutto questo la spensieratezza dove sta? Esiste ancora? È davvero mai esistita? Ce lo siamo chiesti in questo disco, che doveva esser un pomeriggio in spiaggia e che invece dopo quattro anni ci ha portato fino a qui
Sandro Mai traccia per traccia
Un inizio tranquillo ma tambureggiante per il disco: Basterebbe fischietta un po’ ma non è esente da qualche amarezza, che si scioglie però per lo più in poesia.
Prevale la nostalgia in Cinque anni, ancora piuttosto fitta a livello di cantato, ma con colori sempre pop.
I colori sono invece quasi tropicali per cantare che La vita è bella quando dura poco, una versione spensierata del concetto, molto rock’n’roll, secondo cui è meglio bruciare presto che consumarsi a lungo. Ma qui i toni sono moderati e gentili.
Si va in acustico e in minimale con Chissà, ballata con qualche glitch e qualche piccola escursione sonora, mentre si allineano una serie di ipotesi.
Ritmi parecchio muscolari quelli che aprono Non fai più festa, tra pizze a colazione e piante uccise per errore. Toni un po’ più vintage e qualche passo di tango per A due passi dal mare. La felicità è l’obiettivo irraggiungibile in un brano sanguigno ma non proprio allegro.
Scariche di ritmo contraddistinguono Playlist, che ha modalità rock non particolarmente standard, con qualcosa di battistiano nella struttura e con una notevole malinconia nel cantato.
Si affronta il passo di Calais con tessiture di chitarra e con battiti elettronici, per un brano complessivamente molto tranquillo e un po’ depresso, anche se non privo di sorrisi. La storia di una fuga e di un biglietto lasciato in un libro, per raccontare una storia che “sembra di un’altra vita”.
Parte poi una filastrocca dal titolo Morirei (che, oggettivamente, è un titolo curioso per una filastrocca), gentile e positiva, con moderazione. Si riprende a correre con Luci di Natale, una storia di luci blu e di coca e rum. Per chiudere, si rimane da soli Al bar, ma non è un male: si canta e si sta allegri, fra gli applausi scroscianti finali.
Progetto interessante quello di Sandro Mai (che a dispetto del nome, è un duo): pop e cantautorato si incontrano in modi virtuosi, con una certa cura per il discorso sonoro ma senza perdere di vista il fatto che il centro rimangono i testi. Qualità e personalità equamente distribuite lungo tutte le tracce del disco.