Scout TraKs nasce per dare visibilità alle band ancora prive di contratto o comunque ancora lontane dal centro della scena. Ma questo non significa che si possa dare visibilità soltanto a band nate l’altro ieri: qui esponiamo infatti il caso degli Experi-Mental, combo elettronico nato a fine anni Novanta.

La band ha pubblicato di recente Dance Dance Dance – The Outsider’s exploit (qui la recensione): al contrario di quanto si può pensare, la prima parte del titolo è una citazione dallo scrittore giapponese Murakami. Bruno Villa ha risposto alle nostre domande in merito.

Mi puoi raccontare la (lunga) storia della vostra band?

Experi-Mental nasce nel 1998, quando un gruppo di musicisti e amici decide di auto produrre un cd nel quale far confluire, non solo la propria musica, ma anche un diverso modo di proporre e vivere la musica stessa.

Inizialmente un “collettivo musicale aperto”, formato da membri “imprestati” dalle bands che stanno lavorando al cd, che girerà un po’ ovunque, presentando dei live-set con formazioni di volta in volta diverse e con l’improvvisazione come costante unica di ogni spettacolo.

Experi-Mental comincia così a muoversi all’interno di un continuo percorso di ricerca, sia cercando di assimilare e di far assimilare in maniera diversa la musica, la cultura e le immagini che lo animano sia crescendo come proprio e vero gruppo indipendente.

Il 30 ottobre 1999, con l’uscita e la relativa presentazione al pubblico e alla stampa di “IMPRONTE DIGITALI – reazioni musicali italiane di fine millennio” si concretizza ufficialmente il lavoro svolto nell’arco di un anno, grazie anche alla gentile collaborazione di 99 Posse, Punkreas, Ariadigolpe, Sigma Tibet.

Nel 2002, il nucleo storico di Experi-Mental, decide di chiudersi in sala prove sia per rivisitare le vecchie composizioni sia per studiarne di nuove con l’ausilio della tecnologia e dando al proprio stile una ventata creativa dall’anima decisamente più digitale.

Oggi Experi-Mental continua la propria ricerca cercando di sperimentare sempre nuove forme espressive, proponendo: Dj set, realizzazioni di colonne sonore e jingle pubblicitari, concerti live nei quali si mescolano musica, video, poesia e fotografia.

Experi-Mental è l’idea e la voglia di condividere questo viaggio, con tutte le persone ancora in viaggio verso Utopia.

Citate Murakami con metà del titolo del disco: mi puoi raccontare le ragioni di questo omaggio? Quali sono le premesse su cui poggia l’album?

Si tratta di una di quelle strane coincidenze che nella vita a volte accadono. Stavo leggendo Murakami nello stesso periodo in cui stavamo arrangiando i brani e il titolo del libro mi è sembrato perfetto per quello del cd, “Dance dance dance” come esortazione a non arrendersi mai, a perseverare e dare un senso alle cose che ci circondano e a quello che facciamo quotidianamente, avere consapevolezza, cercare di costruire e realizzare ciò in cui crediamo, nel nostro caso specifico voleva essere inoltre un invito al ballo come liberazione, gioia e “leggerezza”.

Avete deciso di riproporre alcuni pezzi già pubblicati in passato in una alternative take: perché questa scelta?

Tuttora ci piacciono molto quei brani ma li sentivamo incompleti, quindi ci siamo chiesti cosa mancasse per arrivare a una versione definitiva, quella dove senti che tutto funziona con grande equilibrio, quindi abbiamo deciso di arrangiarli nuovamente dandogli una energia differente.

Riteniamo che non basti avere un buon groove oppure un bel ritornello, anche i suoni e gli effetti sono componenti sempre più importanti in fase di composizione ed arrangiamento, se c’è la possibilità di far evolvere un brano non bisogna mai perdere l’occasione.

Quando e in che modo avete composto i nuovi pezzi? Avete cambiato metodo di lavoro rispetto al passato?

I nuovi brani sono scaturiti di getto con grande spontaneità circa tre mesi fa, volevamo dare più dinamicità e immediatezza sia nell’ascolto del cd che nel live, sentivamo il bisogno di liberarci di alcuni retaggi del passato, abbiamo quindi cercato un sound più fresco, vivace e omogeneo; chissà forse stavolta non servirà un’alternative take!

Il nostro metodo di lavoro è rimasto lo stesso, nasce da un continuo confronto e scambio interno al gruppo e una incessante ricerca musicale, cercando comunque sempre di curare il nostro stile.

Quali sono i vostri capisaldi musicali? Mi sembra che il disco guardi più agli anni Novanta che all’ultimo dei Daft Punk, giusto per fare un nome…

Diciamo che non abbiamo dei veri e propri riferimenti musicali, ascoltiamo moltissima musica di tanti generi differenti, non abbiamo mai voluto fossilizzarci in un genere specifico proprio per essere liberi di fare le nostre scelte e non sentirci vincolati in alcun modo, pensiamo comunque che sia importante capire cosa succede intorno ed essere attenti a come cambia la musica.

Questo album non è riconducibile unicamente alla musica elettronica e neanche solamente alla dance, è una commistione di esperienze passate con idee nuove, con contaminazioni di vari generi, forse più semplicemente è un crocevia che rispecchia ciò che siamo.

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