Accompagnato da un understatement quasi epocale (le prime parole che ha scritto a Scout TraKs sono “Suono abbastanza male la chitarra e il pianoforte”) Fabio Masutti in realtà ha una solida esperienza di concerti, tre dischi all’attivo, tra cui l’ultimo Singolare maschile, e sa costruire canzoni a volte divertenti e a volte intense che gli sono valse già alcuni riconoscimenti. Lo abbiamo intervistato:

Mi puoi raccontare come è iniziato il tuo rapporto con la musica e come sei arrivato a comporre canzoni?

A 8 anni ho iniziato a cantare nel coro della chiesa, poi intorno ai 13-14 anni un certo Kurt mi ha fatto capire che non serviva essere i Pink Floyd (che ascoltavo in casa nel giradischi di mio fratello..) per scrivere un bel brano, quindi ho preso una chitarra acustica, poche lezioni da mia cugina e ho iniziato con i soliti 3 accordi a scrivere le mie prime canzoni…. non ho più  smesso.

Come sono nate le canzoni di “Singolare maschile”? 

Alcuni brani sono stati sviluppati da idee di qualche anno fa, quando suonavo nelle band coi cui ho fatto i miei primi dischi, la maggior parte delle canzoni però sono state scritte appositamente per l’album nel periodo compreso tra maggio 2013 a marzo 2014.

I temi sono svariati, il sound pure, il disco risulta piuttosto schizofrenico… in più doveva essere una sorta di “canto del cigno” ma per tutta una serie eventi sembra invece non sarà così…

Benché inserite in un discorso completamente contemporaneo, mi sembra che le tue canzoni abbiano un certo rapporto con la tradizione (vedi interventi in dialetto e simili). Come hai coniugato e come vivi i due aspetti?

Diciamo che mi piace citare il passato, sia musicale che culturale, nei miei testi. Nel dettaglio il brano “Stereo”, con la parte in dialetto trevigiano, è una rielaborazione dell’omonima poesia di Andrea Zanzotto (poeta di Pieve di Soligo) che ho adattato musicalmente, la canzone poi è stata arrangiata per orchestra sinfonica dal Maestro Diego Basso coadiuvato dal Maestro Francesco Sartori, l’ho suonata con l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana al Gran Teatro Geox di Padova e al Palaverde di Treviso in occasione del contest CORDE LIBERE di cui poi è uscito il disco a dicembre 2013.

Mi incuriosisce il tuo modo di presentarti anche all’interno dei testi delle canzoni: c’è una sorta di modestia pessimista che caratterizza alcuni testi. È il tuo modo di essere o è, diciamo così, una licenza artistica per le canzoni?

Nella mia esperienza di musicista e di uomo ho sempre preferito adottare un basso profilo, è una cosa che mi viene piuttosto naturale questo però non mi impedisce, soprattutto sul palco dal vivo, di essere presuntuoso e sfrontato, quanto basta per fare il front man.

Dal punto di vista della composizione, grazie anche alle dritte di Massimo Bubola con cui ho approfondito in un corso, le tecniche di scrittura della canzone popolare, ho imparato a mettermi nell’ottica dello sconfitto, della “cattiva strada”, evidenziando i miei limiti e i miei difetti affrontandoli, un po’ forse anche per esorcizzarli.

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