Venticinque anni di carriera e otto album alle spalle autorizzano i Punkreas a effettuare praticamente qualsiasi scelta. Così l’idea stavolta è quella di un album di cover, Radio Punkreas.
Se un album di cover è buono di solito si capisce già leggendo dalla tracklist, e nel caso specifico ci si accorge che le scelte della band sono state originali ed efficaci.
Hanno assolto gli “obbligatori”, omaggiando le band che li hanno ispirati, hanno tributato anche i pari grado, cioè le band a loro contemporanee, e hanno completato il discorso con alcune chicche ben scelte.
Si parte con Io sto bene, un classico dei CCCP-Fedeli alla linea. Ma riconoscere il punk bruciante (benché esistenziale) dell’antico gruppo di Ferretti è sicuramente difficile vista la forma adottata, in modo piuttosto geniale, dai Punkreas: un sound parecchio rive gauche con fisarmonica.
Sorprende la scelta de Il Mondo, antico brano di Jimmy Fontana, qui coperto, ma senza esagerare, di suoni soft rock, cui si aggiunge anche l’intervento hip hop di Er Piotta.
Meno sorprendente ma un po’ ska la versione di Nuova ossessione, brano del 2002 che all’epoca i Subsonica firmarono in combutta con i Krisma, in cui si registra l’intervento di Samuel.
La Tempesta, brano dei Tre Allegri Ragazzi Morti, con la presenza di El Tofo, è realizzata in versione piuttosto asciutta e veloce. Molto rock invece in Sotto Pressione, con l’intervento di Bunna, in origine calzata sul dub degli Africa Unite.
Abbastanza surreale Reality, che i meno giovani ricorderanno come sigla del “Tempo delle mele”, ma che difficilmente riconosceranno in questa versione furibonda.
Si esce un po’ dal range del prevedibile anche con Cani sciolti, firmata a suo tempo dai Sangue Misto, nei primordi dell’hip hop all’italiana.
La quasi dimenticata Poliziotto di Alberto Radius (presente nel pezzo) calza a pennello al linguaggio e alla carica ribelle dei Punkreas, e quando si passa a La ballata del pittore di Jannacci ci si rende conto come sia possibile riportare in vita anche tutta la carica ironica del grande cantautore milanese senza per questo sembrare nostalgici.
Altro pezzo notevole l’immortale Pigro di Ivan Graziani, pezzo di notevole difficoltà tecnica ma anche qui la band si dimostra all’altezza del compito, tanto da aggiungere soluzioni di chitarra che forse non sarebbero dispiaciute all’autore originale.
Si chiude con Ti rullo di cartoni, pezzo del ’79 degli Skiantos, che vede protagonista un Freak Antoni palesemente divertito ed entusiasta dell’incontro con la band.
La bonus track è Il mio androide è uscito dallo schermo tv, un pezzo squisitamente punk degli Impossibili, non esattamente notissimo ma dotato di buona carica.
Il disco è molto rapido, sia dal punto di vista pragmatico, sia per concezione e realizzazione. Le cover, come detto, sono state scelte con cura ed eseguite con l’attenzione giusta. Il disco è originale e ricco di buone idee.
Ma che cosa pensa la band del disco? Abbiamo rivolto loro qualche domanda.
Perché un disco di cover e perché proprio a questo punto della vostra carriera?
Avevamo bisogno di fare il punto della situazione, in un momento in cui ci sembra che molte cose stiano cambiando, intorno a noi. Per quanto possa sembrare paradossale, per mettere a fuoco il presente e preparare il nuovo disco, ci è venuto naturale ricordare innanzitutto chi siamo. E l’abbiamo fatto reinterpretando alcune delle canzoni e degli autori cui siamo legati.
“Il Mondo” è sicuramente la scelta più sorprendente tra le cover che avete fatto. Che cosa vi ha spinto a sceglierla e addirittura a utilizzarla come singolo?
La canzone ci è sempre piaciuta: è una delle poche canzoni melodiche italiane che taglia via velocemente con le classiche pene d’amore, per soffermarsi sul respiro cosmico e incessante del mondo, vera condizione di ogni possibile esperienza.
Abbiamo cercato di suggerire il moto di rotazione enfatizzando un ostinato passaggio di semitono presente nella versione originale, e abbiamo chiamato il Piotta per una riverniciatura rispettosa. Usare la canzone come singolo è stata una piccola provocazione, che però pare sia assolutamente riuscita
Com’è stato lavorare con alcuni degli autori originali delle canzoni che avete reintepretato? L’hanno presa tutti bene oppure c’è stata qualche contrarietà?
E’ stato bellissimo scoprire che quasi tutti hanno aderito entusiasticamente. Volevamo fare un omaggio e siamo stati felici di vedere che è stato gradito.
Unica eccezione per “Cani sciolti”, che peraltro ci sembra una delle meglio riuscite. Neffa non ha risposto, DJ Gruff anche peggio: ha apprezzato la nuova veste musicale ma poi ha cominciato a criticare l’interpretazione vocale in maniera decisamente altezzosa e supponente.
Era stressato dalla possibilità di una contaminazione in cui non avesse il totale controllo e il suo atteggiamento era così poco collaborativo che abbiamo preferito lasciar perdere. E’ dai tempi della Beata Vergine che abbiamo mollato i difensori della purezza. Resta una gran canzone. Anzi, magari ci facciamo il prossimo singolo.
Potete raccontarmi qualcosa della collaborazione con Freak Antoni su “Ti rullo di Kartoni”?
Commovente al momento, straziante qualche settimana dopo. Da come l’abbiamo visto in sala il pomeriggio in cui è venuto a cantare, nessuno si aspettava una situazione così grave.
Non so se mascherasse in qualche modo la sua sofferenza, ma quel giorno con noi è stato solare. Solare e splendidamente infantile, nel senso che man mano che cantava ci prendeva sempre più gusto.
Per noi era praticamente perfetta la prima o la seconda take, ma lui insisteva : “Facciamone un’altra, facciamone un’altra”. Si vedeva che lo faceva con piacere e per noi era una grande soddisfazione. La notizia della sua morte ci ha lasciato afoni per qualche ora, e ha reso indimenticabile quell’incontro.
Avete messo in piedi un tour speciale con rarità e b-side della vostra produzione: che tipo di esperienza è stata? Come procederà la vostra estate dal vivo?
La prima volta che siamo saliti sul palco con lo spettacolo nuovo avevo sinceramente paura. Sapevamo che stavamo prendendoci dei rischi rispetto a un pubblico impreparato ai cambiamenti.
Considera che abbiamo appositamente fatto un minitour di 6 date prima ancora che uscisse il disco. Era una sfida con noi stessi: vediamo se riusciamo a tenere il palco con un set di cover che nessuno ha mai sentito, e togliendo dalla scaletta quasi tutti i nostri pezzi più conosciuti.
Alla fine è andata benissimo, e quando si è avvicinato un punkettone crestato per dirci che “Il mondo” è una delle sue canzoni preferite, abbiamo capito che potevamo anche permetterci di non replicare noi stessi. Un privilegio non da poco.