Nati nel 2007 nelle Marche, i Segnali di Ripresa confermano con il nuovo album Sacrifice l’attitudine elettronica ma anche la propensione al pop e i riferimenti alla musica popolare della loro terra. Li abbiamo intervistati.

Ci spiegate questi cinque anni di silenzio?

Capita, era necessario, è andata così, non poteva essere altrimenti. Non c’è una spiegazione unica a questa pausa ma una serie di eventi di vita artistica e privata di tutti noi. Abbiamo cambiato formazione (ridotto in realtà), abbiamo cambiato più volte studio/sala prove 10 in 10 anni e l’ennesimo trasloco sta avvenendo proprio in questi giorni. Oltre a questo abbiamo lavorato molto sul disco che è in gestazione da molto tempo. Due anni di Covid19 sono doverosi da menzionare.

Quali sono i moventi principali del nuovo lavoro, Sacrifice? E che cosa avete sacrificato per realizzarlo?

Sacrifice deve il titolo al brano omonimo nell’album, per noi il più emblematico e forse quello che più ci diverte suonare. Come in tutto il disco nel brano Sacrifice ci sono campionamenti di Saltarello marchigiano e il testo in questo caso è un vero e proprio stornello tradotto in inglese: parla di un ragazzo ebbro di musica che, perduto il suo amore fugge nel paese vicino alla ricerca di una “vita scellerata” cercando redenzione e sacrificando se stesso in uno slancio vitale o di follia.

Noi per realizzare questo disco come tutti gli artisti abbiamo sacrificato il nostro tempo, energia, passione e affetti, se possiamo definirlo un sacrificio fare ciò che ti piace. Certamente siamo stati attenti alle composizioni tagliando molte delle idee che avevamo e sacrificando appunto parte della musica. Il disco è già ricco di spunti e citazioni così e non potevamo includere tutte le nostre idee.

Già che ci siamo, mi spiegate anche la copertina?

Una fotografia, un dettaglio di una casa in campagna abbandonata nella nostra provincia, una di quelle case dove è “nato” e si suonava probabilmente il Saltarello che abbiamo campionato. Non abbiamo modificato dettagli, questa radiolina era stata abbandonata vicino al camino, una radio di costruzione molto più recente rispetto alla casa e che testimonia come il disco una sorta di viaggio dalla tradizione dei nostri nonni, attraversando il riscatto e l’abbandono della campagna dei nostri genitori testimoniato poi da noi, con la nostra musica oggi. Nel teaser del disco si vede bene questa casa, ti invitiamo a dargli uno sguardo su YouTube.

Che cosa vi piace della scena elettronica italiana di oggi?

In realtà non c’è molto che ci piaccia: ce ne è ancora poca rispetto al panorama estero e c’è molto da fare, il che è stimolante e frustrante allo stesso tempo. Abbiamo più volte dichiarato che la musica elettronica, dato che ognuno di noi ha dispositivi elettronici a portata di mano (molto più che uno strumento musicale), è da considerarsi la nuova musica popolare, cioè che tutti potrebbero fare. Le cose stanno pian piano cambiando, ma è un processo troppo lento e in ritardo. Manca un vero interesse degli addetti ai lavori, e per capirlo basta accendere la radio.

Che programmi avete per l’estate che arriva?

Suonare, bere molta acqua durante le ore più calde.

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