(Quasi) finito agosto torna SHORTRAKS, con tre recensioni in breve di dischi che potresti esserti perso. Questa volta ci occupiamo di Smokey Punch, Fredag Den 13:e, Wild Animals.

Smokey Punch, Don’t Play This at Home

smokey punch, shortraksSi può suonare punk a trent’anni? Secondo gli Smokey Punch sì ed è per questo che pubblicano Don’t Play This at Home. “In questo secondo album abbiamo cercato di mettere insieme tutte le nostre esperienze di trentenni, su temi come amore, amicizia e musica. Tutto il percorso fatto per scrivere questo disco ha rafforzato ancora di più il nostro legame di amicizia che dura dall’infanzia. Condividiamo gli stessi sogni e la stessa forte passione per la musica, quella fatta di sudore e di soddisfazioni e che senti tua perché ci hai messo tutto te stesso”.

Si parte da Way Outta Victorville, muscolare e mobile, apertura energica del disco. Sea Wolves si rivolge a lupi di mare piuttosto elettrici e moderatamente arrabbiati.

Chi non si è sentito un posacenere, almeno una volta nella vita? Ashtray I am tratta la tematica con energia punk rock e molto drumming. Un po’ più elaborata Better with my friends, che si gioca su alcuni contrasti. Molto più diretta ed elettrica Sneaky Love. Veloce e picchiata Summer X Winter, condita da coretti.

The Show Off si fa un po’ più oscura e tirata, mentre Just One Round torna a umori giocosi, seppure elettrici. Emmett Brown picchia anche di più ma lascia spazi fluidi nel mezzo del brano.

Si chiude con Dynamite, che come ci si può aspettare è piuttosto potente anche se sfaccettata. Molta energia e molta sostanza nelle canzoni dell’album, piuttosto aderente in modo integrale ai modelli punk di riferimento.

Genere: punk

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Fredag Den 13:e, Dystopisk Utsikt

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fredag, shortraksI Fredag den 13:e sono una istituzione dello scand-core, con base a Goteborg, Svezia. La band è in giro da circa un decennio e il loro sound risuona di influenze che derivano dagli ultimi 30 anni di musica rock. Il nuovo disco si chiama Dystopisk Utsikt ed è un tantino furibondo. Come si capisce già da Plågad Av Ljuset, traccia di apertura urlatissima e violenta. La parte “Dystopisk” si chiarisce meglio quando si scopre che la seconda traccia si intitola 1984, con ovvi riferimenti orwelliani che vengono in mente. Sälj Mig Lycka prosegue con ritmi ossessivi e urla abbacinanti.

Cosa che si può dire anche per Fängslad Mentalt, che pure ha un’introduzione a ritmi più ragionati e quasi metal. I ritmi rallentano per davvero con Dödad Av Tid, che però non rinuncia alla potenza di fuoco. Si rimane su brani veloci e brucianti con Av Skuld Och Skam, mentre Arbete Ger Frihet si allunga un po’, lasciando spazio iniziale alle chitarre. Il drumming è maggiormente protagonista in un’indiavolata Allting Är Lidande.

Orsak Föder Orsak (cioè “causa causa causa”. Non è che abbiamo imparato lo svedese, ma Dio ha inventato Google Translate per qualche motivo, no?) continua con i pezzi rapidi e devastanti. Är Du Hora Eller Gud ha un’apertura strumentale con recitato femminile, per poi cambiare ritmo e riprendere a picchiare in maniera totale. Si chiude con Din Sista Dag, il brano più lungo del disco, sempre impegnato a schiacciare l’acceleratore, salvo curioso finale pianistico. Colata lavica potentissima, il disco è adatto a incontrari i gusti degli appassionati del genere.

Genere: scand-core

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Wild Animals, The Hoax

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wild animals, shortraksGli Wild Animals da Madrid pubblicano The Hoax:dieci canzoni prodotte da Santi Garcia. Energica e divertente ma sempre profondamente “politica”, con The Hoax la band propone la propria visione del post punk, a volte neanche tanto post. Come per esempio in Lost in Translation, che apre il disco con rumore ed energia. Science-fiction abbassa leggermente i toni, approcciando un certo tipo di power pop.

Voce femminile e carica di nuovo a mille per Interrupted girl, mentre Screaming in Harmony torna a termini più ragionevoli. Everybody Loves you when you’re dead, oltre a enunciare una gran verità, se la balla in acustico ma sempre a ritmi alti.

Dopo una rapida Never Forget arriva una molto cantata All My Friends Are Far Away, che vede anche notevoli inserzioni di chitarra. Pocketful of Fears corre veloce e potente da un capo all’altro della canzone.

Connection si riempie di parole, prima che A Fitting Way to Say Goodbye chiuda il disco con qualche nota, sì elettrica, ma anche piuttosto malinconica. Un disco molto carico ed entusiasta, quello degli Wild Animals, colorato da alternative potenti e significative.

Genere: post punk

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