Uscirà il 21 aprile per Prismopaco Records l’omonimo primo disco degli Slowtide, il progetto milanese che ha esordito il mese scorso live al Magnolia per la rassegna WOW – Roba Fresca a Milano. Un disco che mischia elementi elettronici, trip hop senza mai disdegnare il pop.
“Dietro l’album non c’è un’idea portante dalla quale è stato sviluppato e neppure uno scopo comunicativo particolare. Quello che, piuttosto, è presente in questo lavoro è il risultato della prima ricerca musicale perseguita da tutti i membri della band all’interno di un più o meno chiaro orizzonte musicale (che spazia dal trip hop al pop, passando per l’elettronica). L’obiettivo comune era quello di confrontarsi e creare qualcosa che rappresentasse in parte ogni componente e allo stesso tempo l’insieme di tutti, al fine di raggiungere un suono il più personale possibile che potesse definire il progetto musicale.”
Slowtide traccia per traccia
Il disco si apre con Leeway, un movimento soft a più voci che si appoggia al pop internazionale ma persegue armonie del tutto personali. Alaska ha spunti leggermente più duri, ma sempre stesi su un tappeto per lo più morbido, e con una struttura che prevede più cambiamenti.
All’interno di C.Y.S. emergono attinenze con il periodo d’oro del trip hop, mentre con Knights si passa a profili più pop, anche se sempre molto eleganti. Anchorites invece mostra qualità maggiori di ambizione, allargando la struttura e alzando il volume. Rats sviluppa discorsi nervosi e sincopati ma senza trascurare di proporre soluzioni melodiche interessanti.
Interlude in realtà è un po’ più che un interludio, anzi è un pezzo completo con un certo retrogusto black. Da qui si passa a un pezzo fondamentalmente diverso come Caves, che scava in profondità. Reprize rimane a livelli più alti e si confronta con armonie vocali e sfumature. Talk in circles continua il gioco con le voci e l’elettronica, mentre What a Great Place chiude il disco con percussioni molto marcate, anche qui con un po’ di black a fare da contorno e riferimento.
Un disco dai risvolti di buon interesse, l’esordio degli Slowtide, che mostrano di aver ascoltato molta della produzione intelligente internazionale, soprattutto di provenienza britannica, dai 90s in avanti. Ma senza lasciarsene schiacciare, anzi filtrandola per ottenere risultati molto personali.