Un progetto “robotico” ma anche carico di umanità, a suo modo: Pantograph è l’ultimo disco firmato da Star Robot System (https://www.robomaks.eu/), cui abbiamo rivolto qualche domanda.
Come nasce il progetto Star Robot System?
Star Robot System nasce dalle mie visioni e riflessioni sulla vita quotidiana: osservando e osservando… mi piace creare nuovi suoni, riavvolgerli farli passare dentro altri sintetizzatori, cercare di creare nell’ascoltatore delle forti emozioni.
Vorrei capire le motivazioni di base di Pantograph e perché hai deciso di intitolarlo così
Pantograph è un lavoro particolare: mi hanno sempre affascinato i treni fin da piccolo e in particolare l’apparato elettrico sopra le locomotive. Il pantografo che nella notte dà la scintilla e si collega alla rete elettrica ferroviaria: il treno sta per partire!
Dal tuo sito si capisce come la parte fotografica sia altrettanto importante rispetto a quella musicale. Una domanda ovvia è: nasce prima la foto oppure la musica? Oppure ancora c’è un progetto a monte di entrambe?
Come detto mi piace osservare tutto ciò che mi circonda… molto spesso rimango colpito da vecchie centrali elettriche dismesse, e ho sempre pensato di realizzare una sorta di “colonna sonora”. Mi affascina la tecnologia abbandonata, quasi come una vecchia macchina che può ancora emettere corrente elettrica, ma ha cessato la sua “missione”, e appunto nell’album Mechanized ho cosi descritto un viaggio all’interno di un generatore di corrente elettrica ad alto voltaggio!
Nel minimale album Apollo mi sono svegliato una notte e stavano passando in tv delle immagini mute con lo sbarco sulla Luna: ho subito acceso uno dei miei synth e ho realizzato una sorta di “accompagnamento” sonoro mentre osservavo le immagini, una “soundtrack” spaziale e minimale.
Per quanto riguarda le foto, sottolineano un’angosciante realtà urbana che mi capita di incontrare molto spesso, quasi delle disturbanti visioni… incubi diurni… ma terribilmente affascinanti!
In effetti il binomio audio-video è per me fondamentale: adoro visualizzare la mia musica!
Infatti sto progettando dei live con immagini che accompagnino l’ascoltatore in un viaggio globale, per far sì che si rimanga ancora più “catturati” mentalmente.
Quando si ascolta la mia musica negli album più sperimentali qualcuno riesce anche a immaginare, nel buio della stanza d’ascolto, le immagini piu’strane! E questo per me è un gran complimento…
Il disco è del tutto “robotizzato”, con scarsissimo spazio per l’umanità. Hai mai pensato di inserire voci (a parte quelle robotizzate e impersonali “da stazione” che già utilizzi)?
Adoro le voci filtrate e i vocoders, preferisco che chi ascolta la mia musica sia concentrato sui sequencers, sui tappeti elettronici e non sulle voci umane (che già ascoltiamo tutti i giorni!). Pantograph ha invece molta umanità almeno per me, per esempio Techno Art mi fa pensare a una spensierata visione tecnologica di stazioni ferroviarie super-moderne nella loro perfezione, ma pur sempre creata dagli esseri umani! :-)
Quali sono gli artisti che ascolti con maggior piacere?
Ascolto davvero tutto ciò che mi dà emozioni… Ma i miei preferiti restano (negli anni ’70) Klaus Schulze, Konrad Schnitzler, Tangerine Dream e Kraftwerk.
Star Robot System traccia per traccia
Si parte con Genesis of an automatic generation, primo ingresso nel mondo molto automatico ed elettronico di Star Robot System, fitto di ingranaggi e di sensazioni affini alla drone music, ma con un tocco vintage qui e là
Pantograph, la title track, è introdotta da voci ferroviarie internazionali, presto seguite da sonorità di umore cupo.
Strati differenti si sovrappongono all’interno di Tokaido. Un po’ più altisonanti i toni di The march of the progress, animata anche da ritmi decisamente bellicosi.
Procede a ritmi regolari invece The train of the lost dream, che tuttavia ha una cadenza che sembra inesorabile, con qualche spiraglio per variazioni sul tema.
Sensazioni appena accennate colorano i cieli di Techno art, che tuttavia procede in progressione, aggiungendo elementi durante il percorso.
Computer test for automatic stations riparte da considerazioni piuttosto robuste, cui fornisce presto supporto una voce robotica.
Moderate le sensazioni trasmesse da una sostanzialmente morbida Assemblage. Invece Binario morto riprende le metafore ferroviarie che costellano il disco .
Si finisce con la lunga Verschrottung (rottamazione, in tedesco), che arriva piano e da lontano, un passo alla volta. Voci, suoni e battiti ripetuti forniscono un ritmo ipnotico al brano.
Esperimento interessante, quello di Star Robot System, che riesce a far convivere una certa meccanicità integrale con le esigenze di costruire brani dotati di senso.
Bella e sincera intervista a un musicista visionario e coerente…