Si chiama Microclima il nuovo disco dei Sudestrada, progetto indie pop con base in provincia di Forlì-Cesena. Il sound del gruppo è caratterizzato da uno stile “dreamy”, un “elettro-pop mediterraneo” che amalgama elementi di dream pop, trip-hop, elettronica e musica d’autore.
Chi sono i Sudestrada?
Siamo un progetto musicale indipendente che fa della ricerca esotica la propria cifra stilistica. Siamo un gruppo di tre persone che in questo momento sta provando a tracciare un percorso riconoscibile all’interno della scena indipendente italiana, senza porre troppi limiti a eventuali sperimentazioni, musicali e linguistiche, che lungo il nostro tragitto potremmo esplorare.
Così a occhio il vostro “Microclima” è un po’ orientaleggiante e
molto pop. Quali ispirazioni ci sono alla base del vostro disco?
Siamo partiti dall’idea di servirci del pop per esprimere concetti che potevano risultare un po’ più complessi. In questo senso, abbiamo pensato che ci saremmo potuti permettere anche più sperimentazione se a sorreggere i brani ci fosse stata un’impalcatura solidamente pop. Ci piaceva il fatto che si potesse persino ballare su eventi storici o su riferimenti letterari piuttosto desueti per quel tipo di musica leggera e itpop che ora rientra nei gusti di molte persone che seguono la musica indie.
Una certa tensione all’orientalismo è, invece, parte del nostro progetto, dei nostri gusti e delle nostre inclinazioni. Diciamo che se il viaggio fa da sfondo alle nostre canzoni, allora ci stiamo specializzando in una certa tipologia di viaggi ben precisa. Siamo come un piccolo tour operator, solo che il nostro bacino di utenza è il bacino mediterraneo.
Avete scelto “Skyscanner” e “Bazar” come singoli. Vorrei sapere
perché e come nascono le due canzoni.
Skyscanner, a nostro avviso, era il manifesto politico dell’album e anche il brano più pop, perciò abbiamo deciso di lanciarla come primo singolo, come se fosse una dichiarazione di intenti. Con Skyscanner abbiamo aperto il discorso sulla nostra generazione e sul “viaggio-fuga”, che è l’argomento che più di tutti caratterizza il nostro album.
Bazar è forse il nostro prodotto migliore, poiché coniuga struttura pop, ricerca esotica e suoni raffinati. Il brano è nato poco dopo un viaggio in Iran e l’idea di girare il videoclip di Bazar in un paese islamico nasce contemporaneamente al brano, perciò anche da questo impulso è scaturita la necessità di lanciarlo come secondo singolo.
Penso di aver intuito un paio dei vostri capisaldi musicali. Ma
vorrei sentire da voi quali sono i vostri punti di riferimento.
Per quanto riguarda Microclima c’è stato un ascolto scrupoloso di tanta musica pop-elettronica francese. Tra gli artisti che abbiamo ascoltato maggiormente ci sono sicuramente Vendredi Sur Mer, Paradis e Claire Laffut. La scena indipendente francese ha una natura molto diversa rispetto a quella italiana, ciò che fa la differenza è anche l’utilizzo di suoni più raffinati e una certa ricerca estetica all’interno dei brani.
Siamo affascinati anche dal mondo trip-hop, tra i nostri artisti preferiti ci sono i Thievery Corporation, i Massive Attack e Morcheeba. Ovviamente, abbiamo dei punti di riferimento molto importanti anche nel panorama della musica italiana, fra tutti Franco Battiato, ma anche artisti della scena indipendente attuale come Colapesce e Iosonouncane.
Quali saranno i prossimi passi della band?
Ora ci stiamo preparando in vista dei prossimi concerti in primavera in cui presenteremo Microclima, ma nel frattempo non è da escludere l’ipotesi che potrebbe vederci già al lavoro per produrre nuovi brani.
Sudestrada traccia per traccia
Dopo l’introduzione di Aria, si parte su un groove intenso e qualche svolazzo elettronico per un Microclima che sa abbastanza di 80s.
Sensazioni estive e pigre quelle di Skyscanner, con battiti profondi e tentazioni di volo. Un po’ più mescolate le sensazioni trasmesse dall’orientaleggiante Bazar.
Altri Orienti, ma più oscuri, quelli che si tratteggiano all’interno di Maktoub. Un Est più lontano e letterario è quello delineato da Murakami, pezzo movimentato e piuttosto new wave.
Riferimenti lynchiani e sensazioni oscillanti quelle contenute in Twin Peaks, ricca di piccoli suoni.
Molto più ricca di ritmo ecco Revival, che però è altrettanto nostalgica e anzi estende lo sguardo ancora più indietro.
Curiosa, parecchio curiosa, ecco poi Emisfero: un coro tipo Devo (o giù di lì), una citazione battistiana, qualche particolarità vocale per un pezzo estremamente originale.
Si chiude con i BlaBlaCar di Tabù, sostanzialmente synth pop su orizzonti vaghi, per un congedo morbido dall’album.
Un disco interessante e un’interpretazione originale quella del pop da parte dei Sudestrada, eleganti e gentili, dotati di buona ispirazione e di ottima personalità.