Dive è il terzo lp dei The Junction, registrato, mixato e masterizzato presso il Teatro Delle Voci di Treviso da Edoardo “Dodi” Pellizzari, in uscita per Dischi Soviet Studio.
Fermi i tradizionali riferimenti del gruppo in ambito principalmente indie rock e post-punk, Dive è un disco musicalmente più scuro e variegato dei precedenti, nei testi a tratti politico, con radici internazionali, maturato attraverso gli stravolgimenti vissuti dai membri della band sia in prima persona sia come spettatori in questi anni.
The Junction traccia per traccia
Partenza piuttosto robusta per il disco: Die Alright è un brano con alte dosi di drumming, energia, velocità, e sarà così per la maggior parte dell’album.
Un filo più morbidella, ecco la title track Dive, che ha toni un tantino più giocosi e ricorda qualcosa del brit pop.
Si torna a correre parecchio con Try Something New, che ha chitarre molto taglienti e una voce impetuosa.
Far Away riprende subito l’attacco alla gola e alle orecchie dell’ascoltatore, con un rock vivissimo e molto rapido, figlio del punk e del suo post. Il finale viaggia di corsa a bordo delle chitarre.
C’è la batteria che fa un sacco di rumore con Crazy, pezzo a ritmi controllati che però rimbalza molto forte. Altra canzone molto incisiva, ma anche piuttosto corale, ecco The Twang.
Bombay Movie svaria un po’, rallenta, si fa quasi ballad ma con un retrogusto amaro. Ritorno rapido a modalità veementi con Niki Louder, che costruisce sulle muscolarità del basso.
Si rimane sul veloce e aggressivo con Lost in the Middle East, quasi una post Killing an Arab. Fluida e lineare, ma sempre veloce e incisiva, ecco poi Love.
Il disco si chiude con The Widow, che ondeggia prima di istituire un ritmo determinato e un mood deciso.
Bella personalità e buone canzoni per The Junction, arrivati a una certa maturità sonora senza perdere un passo in termini di freschezza e ispirazione.