the pierEsce il 2 dicembre 2016 per Faro Records l’esordio sulla lunga distanza e senza titolo dei The Pier, enfants terribles dell’alternative rock pugliese. Sette tracce tra math-rock, post-rock e indie-rock, con richiami ai maestri del genere e una propensione spiccata alla melodia.

Registrato e mixato da Dario Tatoli (Makai) presso il Bobo Studio di Bari e il REH di Terlizzi, il primo album del giovanissimo trio di Molfetta (meno di 60 anni in tre) vede la luce dopo anni di gavetta, chilometri di concerti e apparizioni in festival di un certo peso come Premio Maggio e Dirockato, per una band che ha fatto della sostanza e della dimensione live il proprio credo e la propria palestra.

The Pier traccia per traccia

Si parte da Elm Row, potente cavalcata elettrica con tratti di plasticità e altri passaggi nettamente più tirati. Il disco si apre già su canoni che stanno tra metal e generi consimili, con il pezzo scelto come primo singolo del disco. Veloce e leggermente meno rabbiosa Everyday Gets Worse, che disegna qualche sensazione post grunge soprattutto per intervento delle chitarre e dei cori.

Exit Flowers inizia quasi sottovoce e intensifica i legami della band con il math, esaltandone anche inaspettati lati melodici (ma non sdolcinati). E’ il basso ad aprire  danze e sensazioni su SKK9, che acquista ben presto velocità e spessore, in un percorso agile e morbido che ogni tanto incontra qualche fase maniacale. Dopo i quasi due minuti di intermezzo semi-strumentale di Kangoo, ecco Daedalus, ritorno violento (di cui puoi gustare anche una versione live qui sotto, al Circolo degli Artisti di Roma). Il pezzo, altrettanto strumentale, ruggisce e chiude in salita progressiva.

Si chiude con Pier, canzone eponima che apre con tamburi e canzoni da porto (“pier” significa “molo”) che lasciano di nuovo spazio agli strumenti, per una suite da oltre sette minuti che ha tempo e modo per immergersi anche in oscurità sognanti, forse subacquee, e per riemergere piano piano in superficie, a osservare stelle sempre più adirate.

Buon esordio, quello di The Pier, che mette in evidenza non soltanto qualità di potenza ma anche le svariate possibilità fluide della band. Nei sette brani si concentrano influenze e sfumature che superano spesso le barriere dei generi senza rinunciare mai a integrità e ispirazione.

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