Haapsalu è il terzo album di The Selfish Cales, in uscita per Volcano Records. Frutto di un cambio pressoché totale di line-up avvenuto negli ultimi due anni, con Andy, unico membro rimasto dalla line up originaria, presenta con la nuova formazione un’intensa virata del sound: molte le tastiere e le armonizzazioni vocali, in territori a cavallo tra psichedelia e progressive. E un suo personale saluto al basso, qui suonato per l’ultima volta in tutto l’album.
Sullo sfondo, quindi, Haapsalu: un paesino di undicimila anime a Ovest dell’Estonia affacciato sul Mar Baltico, protagonista d’un viaggio che ha influenzato tutto il percorso dell’album.
The Selfish Cales traccia per traccia
Baltic Memories apre il disco con una bella dose di nostalgia, non soltanto baltica, ma anche sonora: ci sono molti riferimenti Seventies nell’arco di un brano quasi progressive.
C’è il pianoforte a furoreggiare nel mezzo di Smokey Shades, che comunque riserva spazi ben determinati anche per la chitarra elettrica.
La title track Haapsalu si struttura per ondate sonore, con trame fitte di chitarra e un drumming adeguatamente rumoroso.
Si cavalca su scie psichedeliche con Beyond the last Horizon, in cui la chitarra sfoggia tutto il proprio repertorio.
Fasi differente e anche passsaggi vintage di tastiere all’interno di una scintillante Winterfell.
Si entra nel labirinto con Chestnut Maze, fatto di una selva molto consistente di suoni e di ritmi, affollati con in un viaggio in metropolitana all’ora di punta.
Il pianoforte si incarica di tracciare una linea iniziale per Fairytales, Nowadays, prima che la chitarra prenda di nuovo il sopravvento.
Kaspar Hauser è un po’ più moderata e fa riferimento (alla moda dei gruppi prog) alla vicenda ottocentesca del personaggio del titolo, misterioso sconosciuto apparso a Norimberga e cresciuto in una cella buia e isolata, al centro di libri e film.
Si chiude con You can’t sit with the Sabbath, pezzo particolarmente altisonante e dall’andatura epica.
Disco potente e ben suonato quello di The Selfish Cales, che pur mutando struttura della band non hanno smarrito la voglia di sperimentare con i suoni e di spingersi sempre più in là.