Antique Beats è il nuovo disco di The Sweet Life Society. Dopo il debut album Swing Circus (2015, Warner Music) questo lavoro segna un cambio di sound: le sonorità più scure e la produzione più matura danno vita a un viaggio sonoro che riesce ad unire la passione dei due producer per le varie anime della black music e della musica elettronica.

Negli ultimi tre anni l’eccentrico duo torinese e la sua orchestra hanno suonato sui palchi di tutto il mondo (tra cui quelli del Glastonbury, dell’Eurosonic e di molti altri festival europei e americani), arrivando persino al Venezia Film Festival in qualità di curatori della colonna sonora de Le ultime cose di Irene Dionisio e di Brutti e Cattivi di Cosimo Gomez.

The Sweet Life Society traccia per traccia

Funziona come lunga introduzione The Morning After, movimento sottotraccia ma piuttosto ronzante. Ritmi e suoni esplodono in pieno invece con una molto più tirata No More Nights, dominata dalla voce femminile, breve e molto tagliente.

Dal dacenfloor ci si sposta all’Oriente con Dreams are falling leaves, già presentata come singolo e video. Qui il percorso mescola sensazioni hip hop con una matrice sonora electro molto 90s.

Mind prepara il proprio arrivo da lontano, tra tamburi tribali e inquietudini che crescono, fino all’esito dub, marcato e molto aromatico. Con Switch On il passo cadenzato del brano porta in un sottobosco scuro ma anche ironico e vintage.

Clima più solare quello di Hard On, traccia festosa e colorata, con fiati, tastiere ed elettronica caramellata. Si torna a sussurrare all’inizio di Loving the Unexpected, resa minacciosa dal crescere dei fiati e pronta a inoltrarsi su territori funk.

Su Oh la la, con la partecipazione di Too Many T’s, si torna a un’atmosfera da party mediamente selvaggio, con un flusso continuo di suoni, idee, emozioni.

Talking Free oscura l’atmosfera e passa a un lato più combattuto dell’hip hop, con Emenél protagonista.

Landscape è un panorama morbido ma con qualche innalzamento della tensione, con il pianoforte a sottolineare passaggi importanti.

Finale con toni drammatici per M’importa, che ha un’atmsofera tra teatro e cabaret d’antan, in quella che si rivela una specie di suite, elaborata ed efficace anche visivamente.

Notevole la capacità di The Sweet Life Society di cambiare umore e clima delle canzoni anche in corsa, con il risultato di proporre un disco molto variegato e mai fermo.

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