Heart in a Meat Grinder è il nuovo album di Tobia Lamare, il quinto della carriera dell’artista pugliese, anticipato dai singoli Candies e Hoopoes e che arriva a circa cinque anni di distanza dall’ultimo Songs For The Present Time del 2019.
Cosa ti ha ispirato a scegliere il titolo “Heart in a Meat Grinder” per il tuo nuovo album?
Ho provato a immaginare graficamente le emozioni che, rappresentate dal cuore anatomico, cambiavano forma e diventavano canzone. Il cuore nel tritacarne mi sembrava un modo diretto per rappresentare questo processo che, se non sempre doloroso, rimane molto primordiale e crudo.
Come descriveresti il processo creativo che ha portato alla nascita di questo disco?
Per me è stato inedito perché in genere ho sempre scritto le canzoni in viaggio o in tour. Queste le ho scritte e arrangiate per la maggior parte in studio. Ho almeno dodici versioni diverse per ogni pezzo. Quelle che ho scelto sono quelle che alla fine mi hanno convinto di più.
Le selezionavo durante i miei dj set e guardavo la reazione delle persone. Quando mi venivano a chiedere informazioni perché shazam non le riconosceva allora capivo che era quella giusta.
I singoli Candies e Hoopoes sono molto diversi tra loro. Come hai scelto questi brani per anticipare l’album?
Candies è un languido ricordo di feste portate avanti fino all’alba sulla costa adriatica d’estate. Ho passato più della metà della mia vita
così. Ogni sabato sera vedevo corpi che ballavano fino all’alba e che continuavano a muoversi mentre uscivano fuori all’orizzonte le montagne dell’Albania illuminate dai primi raggi di sole.
Hoopes è lo spirito dell’avventura e del viaggiatore che purtroppo è stato soffocato negli anni del covid. Il mio desiderio è sempre stato quello di viaggiare il più possibile con la musica ed è la cosa che più mi è mancata durante la pandemia.
Quali sono le principali differenze tra Heart in a Meat Grinder e il tuo precedente album Songs For The Present Time?
Il tritacarne l’ho arrangiato e suonato quasi tutto da solo. Ho sperimentato in prima persona con strumenti che avevo sempre affidato ad altri musicisti. Non è stata una scelta ma qualcosa che è capitato ed è stato molto divertente. Credo che adesso il suono sia, penso, un po’ più americano del solito. Questo perché appunto i miei ascolti degli ultimi anni si spingono sempre oltreoceano.
Come è stato collaborare con Andrea Miccoli per la registrazione della batteria in questo album?
La batteria di Andrea Miccoli è per me una sicurezza. Lui è un musicista incredibile con cui siamo molto connessi e con cui abbiamo girato insieme per migliaia di chilometri in furgone. Alcuni arrangiamenti hanno preso forma proprio dopo le sue tracce di batteria. Ci lega molto il rock psichedelico e la soul music.
Just a Little Love Song è influenzata dal northern soul. Come questa tua passione ha influenzato la canzone?
Seleziono sempre northern soul nei miei dj set. Lo ballavo spesso e ho vissuto un momento incredibile nella Londra di fine novanta e inizi duemila con delle feste pazzesche. Anche in Italia ce la cavavamo molto bene perché la scena mod era capillare e fomentata da tutta quella brit pop.
Sono molto freak ora anche se ho ancora una Lambretta e i dischi di northern mi fanno letteralmente impazzire. Quello che mi piace del northern soul è che per una volta chi ballava decideva cosa faceva parte di quel genere musicale. Gli artisti dei 45 giri in questione non avevano contezza delle allnighters, non ne sapevano niente.
L’altra cosa che mi ha fatto sempre impazzire è che non è un ballo da coppia e poi ha un’energia atomica. Così ho provato a mettere questo brano durante i miei party e vedevo che lo ballavano come altri. E’ veramente un northern freak non da puristi, ma il ritmo da cui si parte è quello.
Puoi parlarci del personaggio di Fiddler Jones e di come ha influenzato la traccia omonima?
Eravamo a una residenza artistica alla Lobello dove rappresentavamo L’Antologia di Spoon River e io ero Fiddler Jones con un Fender twin, una diavoletto e le cipolle che avevo raccolto quella mattina. Mi sono innamorato di quel testo e l’ho portato in giro in diverse forme per anni.
Poi ho deciso per una deriva più lisergica, forse perché avevo ascoltato Scremadelica a palla quella settimana. Quindi ho fatto passare
tutto dentro il tritacarne ed è uscita Fiddler Jones così com’è. Lui non coltiva la terra perché suona e fa ballare le persone a Little Grove. In qualche modo mi ci sono rivisto.
Qual è stato il momento più notevole della registrazione di questo album?
Credo quando un giorno ho capito che volevo registrare un nuovo disco per esprimere delle emozioni senza pensare al fatto che potesse essere più o meno attuale o radiofonico. Questo è il vantaggio di essere un outsider nella scena musicale.
Come bilanci il tuo lavoro come musicista, dj e compositore per altre forme d’arte come il teatro e i film?
Mi piace tutto quello che riguarda la musica. E’ sempre stata la mia scialuppa e il mio equilibrio. In ogni occasione che ho di lavorare con la musica provo a farlo divertendomi e impegnandomi. Se in genere qualcosa non mi diverte tendo a non farla perché la farei male. Come dj ho condiviso la consolle con mostri sacri dei 45 giri come Eddie Piller, SnowBoy o Dean Rudland. MA abbiamo organizzato spesso party con Mike Joyce degli Smiths.
Le serate indimenticabili le ho fatte con i dj più vicini alla Lobello Records come ad esempio Gopher, Goffry, Frank Lucignolo, Mr Crash e altri. Ho avuto l’onore di comporre e suonare con e per gente molto più pazza di me. Per il teatro i miei ricordi più belli sono con la compagnia Induma in cui abbiamo messo in scena “Anarchia in Baviera” di Fassbinder e poi “Trattato di Pace” di Antonio Tarantino in una performance continua che durava sei ore.
Quali sono i tuoi progetti futuri e cosa possiamo aspettarci da Tobia Lamare nei prossimi anni?
Nell’immediato una bella quantità di party estivi sulla spiaggia a 45 giri. Ho un album proprio legato alle sonorizzazioni che uscirà ad
ottobre e, sempre in autunno, andrò in tour in Europa per promuovere “Heart in a Meat Grinder”. Sto già scrivendo i pezzi per il prossimo disco, a meno che poi non passate da casa e mi facciate uscire dallo studio.