Trerose, “Pop Noir”: la recensione

Pop Noir è l’opera prima di Trerose: prodotti da Umberto Maria Giardini (Moltheni), con la voce di Eleonora Merz, la chitarra di Pino Dieni, e il basso di Fabiano Spinelli la band pubblica nove tracce di pop elegante e (non sempre) noir.

Trerose traccia per traccia

Si parte da Mantello, titolo tutto sommato curioso per un brano dai toni indie che tra un fluido sottobosco elettrico termina con toni languidi e inaspettati.

Più robusta, ma senza rinunciare a qualche ricciolo di malinconia, ecco poi Esisti solo nella tua immaginazione. Con Ignora la morte si rallenta un po’, ci si dedica a qualche tratto di contemplazione, senza spegnere però mai il motore.

Con A te, a me si rallenta molto, fino a calarsi in atmosfere notturne ma morbide, con un battito ovattato a sottolineare un brano ricco di pathos e di inquietudine.

Tutto passerà ha un atteggiamento filosofico ma elettrico, e serve a risollevare un po’ animi e toni dopo qualche canzone progressivamente immalinconita.

Si lavora sulle sottigliezze sonore all’interno de L’alieno nel giardino, canzone che ha risvolti curiosi e che inserisce momenti sorprendenti su una struttura moderata.

L’estate arriva ha un passo consistente e continuo, sorretto dal drumming e ingentilito dalla voce. Un giorno ha un’apertura orchestrata dal basso e si delinea come uno strumentale ricco.

L’apertura arriva, stranamente, in chiusura: l’ultimo brano del disco sfarfalla su ritmi moderati e un mood quasi blues, soffuso ma vibrante. Probabilmente il pezzo migliore del disco.

Un connubio interessante, piuttosto alieno dalle mode del momento, ma ben inserito nel filone di un pop di una certa eleganza: il disco d’esordio dei Trerose è molto consistente e lascia squarci di ottima sostanza.

Genere: pop, canzone d’autore

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