Zanzibar è il nuovo singolo di Tuasorellaminore in uscita oggi 2 ottobre per Romolo Dischi. Si tratta di un brano dal significato molto forte per un personaggio coloratissimo e molto originale che, pur tenendo segreta la sua identità, non ha paura di mettere a nudo una personalità tanto affascinante quanto complessa. Dal punto di vista del sound siamo di fronte a un mix di RnB e world music in salsa urban.
“Ho scritto Zanzibar per affermare l’aspetto ribelle di Tuasorellaminore. La ribellione è alla base di ogni grande cosa, è sinonimo di espansione, di presa di coscienza, di presa di posizione. È sinonimo di carattere, di consapevolezza del proprio potere e del proprio valore. È un brano legatissimo a Morfina, perché è la sua conseguenza, ovvero un ‘vaffanculo’ un po’ tra le righe, quel ‘vaffanculo’ che vorresti tanto dire a volte e che spesso devi reprimere. Tuasorellaminore è chi smette di reprimersi, Zanzibar è chi smette di reprimersi. Volevo dare forza e speranza alle persone che si sentono costrette da qualcuno ad essere in un certo modo, alle persone succubi e vittime del “più forte” anche se spesso confondiamo il voler prevaricare sugli altri con la forza.
Volevo far capire che dobbiamo ribellarci se ci sentiamo oppressi da una condizione che ci fa soffrire, si chiama spirito di sopravvivenza, si chiama voglia di rivalsa, si chiama affermazione di sé. Mi sono trovata spesso a fianco persone che volevano cambiarmi, rendermi qualcuno a loro immagine e somiglianza ed io sono stata sempre molto malleabile, molto flessibile, qualcosa che ho sempre ritenuto fosse un pregio ma che mi si è ritorto contro. Per cui ho smesso di accontentare gli altri e ho iniziato la mia rivolta personale, l’ho fatto con ironia, prendendomi in giro, enfatizzando ed iperbolizzando tutto, come sempre. Zanzibar è un po’ la mia rivoluzione francese: scrivere canzoni per me è quasi terapeutico e scrivere e produrre Zanzibar, insieme al mio direttore artistico Dario Starace è stato come liberarmi da una morsa, è stato come scappare da una gabbia”.