Tutti Fenomeni, “Merce funebre”: recensione e streaming
Si parla già da un po’ di Merce funebre, il nuovo disco di Tutti fenomeni, alias Giorgio Quarzo Guarascio, classe ’96, originario di Roma.
Già vicino ai Tauro Boys, ma forse più per amicizia, ha iniziato a collaborare con Niccolò Contessa che ha collaborato alle musiche e ha prodotto il disco.
Tutti Fenomeni traccia per traccia
Si parte da una Marcia funebre introduttiva, diciamo così, abbastanza aderente alla tradizione.
Poi si comincia a ballare un po’ con Valori aggiunti, che esprime una serie di volontà (tipo “Voglio incidere/solo dischi brutti/così sarò sicuro/di piacere a tutti”), mettendo in vista già un po’ del proprio carattere particolare e distinto.
Battiti techno e parole come “metalinguaggio” riempiono Metabolismo, pezzo abbastanza surreale ricca di immagini curiose.
Mogol cita l’omonimo paroliere in una ballad piuttosto notturna ma non per questo meno sghemba. Anche a causa di accelerazioni verbali e di qualche flottaggio vocale.
Si viaggia verso nord con Reykjavik, che sembra molto più vicina all’indie pop, con un beat piuttosto marcato e dance. Complimenti alla Teresa e tisane comprese.
Diabolik continua con la striscia dei testi dall’interpretazione piuttosto libera (anche se per lo più si parla di calcio e di percentuali), con sonorità elettroniche sparse.
Fluttua verso ambienti poetici Hikmet, più sfumata e perfino dai toni quasi romantici, quasi elegiaci. Perfino il sax sul finale ad accentuare le sensazioni notturne.
Il mondo è pieno di parecchie categorie di persone che Filosofia ci spiega una per una, suggerendo poi alcune soluzioni e facendo considerazioni sull’economia personale di Lorenzo Cherubini.
C’è Proust (accanto al bidet) all’interno di Marcel, che di nuovo espone un rapporto complicato con gli intellettuali e la borghesia.
Già nota per essere arrivata come un singolo bomba (in tutti i sensi) ecco Qualcuno che si esplode, che propone altre assonanze dance in salsa kraut (o giù di lì).
Fascinazioni germaniche e attualizzazioni storiche chiudono il disco all’interno di Trauermarsch, che chiude il cerchio.
C’è molta originalità nei testi di Tutti Fenomeni (qualcuno, esagerando, ha tirato fuori Franco Battiato) e c’è un’aderenza perfetta ai suoni del presente: sicuramente siamo di fronte a una formula molto interessante e già vincente, con molto talento distillato nel modo migliore.
Genere: indie pop
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