Tutti Fenomeni, “Privilegio raro”: recensione e streaming

Un paio d’anni dopo Merce funebre, Tutti Fenomeni torna, tipo cometa, a illuminare il cielo del pop italiano. Privilegio raro è il nuovo album del più curioso e inintelligibile cantautore (cantautore? Boh) italiano contemporaneo. Tredici brani con la produzione di Niccolò Contessa come nel primo episodio, in grado di approfondire ulteriormente la scrittura decisamente non intuitiva di Giorgio Quarzo Carascio.
Tutti Fenomeni traccia per traccia
“Il sole fa godere i capitalisti/mentre fa tribbolare i pori cristi”: si apre così il nuovo disco di Tutti Fenomeni, quasi alla Trilussa si direbbe. La calunnia (intro) dice che la guerra è un pretesto e della necessità di un cataclisma che ci faccia riamare la vita. Partiamo proprio bene, insomma.
Si parla di morte e di molto altro, anche di cuore, in Privilegio raro, title track che marcia in modo quasi marziale ma anche un tantino parodistico, finendo in marcetta isterica.
Qual è l’Antidoto alla morte? Il senso, forse anche il sesso, a quanto pare, mentre si parla di Voltaire, Galileo e Che Guevara, in una canzone che fa vibrare gli archi e che fa battere le mani, in un pop un po’ rococò che prevede la voce di Francesco Bianconi a chiudere il cerchio.
Un po’ Battiato un po’ Camerini nel synth pop di Mister Arduino: “se respiri non è che vivi” è (tipo) il ritornello, insieme a “meglio un morto che due feriti”, in un pezzo pazzo che vive di paradossi, inserisce versi in inglese, qualche citazione, qualche gancio religioso (come succede spesso) e un trionfo elettronico complessivo.
Il grande Modugno viaggia molto sulle rime e su dinamiche tra dance e r&b, con il sax che si permette digressioni allungate, in un brano filastrocca, forse nonsense (ma con Tutti Fenomeni non si sa mai).
Il primo pezzo veramente depresso è Vitaccia: chiaro che è una depressione coniugata in modo originale, a cercare di capire se tutto è collegato oppure no. “Vitaccia, vitaccia/è finita la focaccia” (lo dice davvero, giuro).
E via di stornello: A Roma va così fa riemergere il Lando Fiorini interno, ma anche un po’ di Califfo, ripercorrendo qualche luogo comune riguardante la Capitale (oddio, non so dire se “mignotte e LSD” sia un luogo comune o che altro).
Si torna all’elettronica con Cantanti, bella fitta, per attaccare i cantanti di bell’aspetto e maleodoranti (facciamo i nomi però). Un po’ Devo, un po’ Kraftwerk, un po’ di acidità sparsa, fino all’inciso su Girl from Ipanema. Che dire?
Niente, anche perché siamo già in viaggio per l’Oriente con Non porto più la pena, featuring Berlusconi e D’Alema, De Andrè e Gorbaciov, e un tocco di Renato Carosone e del suo Caravan petrol.
“La verità sta al Verano”, che l’ultima volta che ho controllato era un cimitero: Infinite volte parla di morte, utilizzando altri ribaltamenti della logica comune con fini poetici.
Si parla di Gesù sulla croce e di puttane che si vendono e si vendicano in Heautontimorumenos (cioè colui che punisce se stesso, titolo di una commedia di Terenzio e di una di Menandro).
E’ ora di un Addio, anche se il disco non è finito: l’aria è quella del congedo, definitivo peraltro, su ritmi lenti e toni quasi drammatici, anche se non si sfugge a qualche gioco di parole.
“Dalla scimmia deriva il corpo/ma l’anima viene dal Porco“: giusto per chiarire, Tutti Fenomeni ma anche tutti animali, in un’outro che cita Majakowski e Battiato, con la voce del padre del cantautore che recita i versi di Lermontov.
E’ di sicuro una conferma di livello, questo secondo disco di Tutti Fenomeni: sempre originale, brillante, spesso spiazzante. Ma in certo qual modo è la continuazione del disco precedente. Mi spiego meglio: Merce funebre aveva colpito e spiazzato, rivelando in pieno un personaggio multiforme. Qui ci si conferma allo stesso livello quando forse era legittimo aspettarsi un passo oltre.
Citazionismo, giochi di parole, divertissement sono tutti al proprio posto: divertono, stupiscono e fanno ammirare l’originalità dell’assunto. Ma abbiamo sufficiente fiducia nel genio pazzoide creativo in questione per attenderci qualcosa di oltre nel prossimo episodio della serie.