Per il loro secondo lavoro insieme a nome Twinscapes, i due bassisti Colin Edwin (Porcupine Tree, Metallic Taste Of Blood) e Lorenzo Feliciati (Naked Truth, Berserk!) hanno scelto di utilizzare il loro background fatto anche di pop anni ’80 e indirizzarlo verso quello stesso mix di ambient, improvvisazione e prog-rock di cui era costituito il loro debutto del 2014 (uscito anch’esso su RareNoise).

Immaginate una jam dei Soft Cell e dei King Crimson, degli Ultravox con Emerson Lake & Palmer o dei Depeche Mode con Giant Giant e avrete un’idea di cosa potrete trovare dentro Twinscapes Vol.2: A Modern Approach To The Dancefloor.

”Come nel caso del primo lavoro, non è stato deciso a priori in che modo volevamo che il disco suonasse – ha spiegato Colin Edwin – però è evidente che un certo tipo di suono degli anni ’80 ha influenzato entrambi, sia perché eravamo già in circolazione sia in quanto musicisti appassionati di prog”.

Dal canto suo Feliciati ci tiene a specificare quanto il decennio in questione sia stato fertile e ricco di sperimentazione in campo musicale: “Mi ricordo quando comprai “Trick of the Tail” dei Genesis, album che ancora amo oggi, o il primo album dei Devo. E mi ricordo benissimo di aver ampiamente goduto dell’ascolto di molte band New Wave come The Stranglers, Human League, Ultravox e i Japan, così come di band di ambito fusion come Mahavishnu Orchestra e Weather Report”.

Fu allora che vidi l’ultimo tour che Jaco Pastorius fece coi Weather Report per “Night Passage” e quel concerto cambiò la mia vita. Non sono d’accordo con chi ritiene gli anni ’80 un decennio musicalmente povero, fu ad esempio un momento importante di incontro tra la musica prog, jazz, rock, africana.”

Analisi condivisa da Edwin: “Penso che anche nella musica da classifica di quel decennio ci siano stati molti elementi originali e avventurosi, un esempio eclatante possono essere i Japan, il cui suono era davvero particolare, unico. Un altro esempio più oscuro è quello degli Stump, che vidi suonare persino in TV in prima serata, qualcosa di assolutamente inimmaginabile oggi”.

Un altro elemento che non può che avere peso per entrambi è la centralità che il basso ebbe nella musica di quel periodo: “Si tende a ricordare quello degli anni ’80 come il decennio della musica elettronica per eccellenza, ed è corretto. Ma c’era anche una intera generazione di grandi bassisti, spesso erano gli stessi frontman, come nel caso di band mainstream (per esempio Mark King dei Level 42), Peter Hook prima coi Joy Division e poi nei New Order, o figure come Pino Palladino, Bruce Thomas e lo stesso Kevin Hopper degli Stump”.

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