Uscirà il 26 gennaio “Floatin’ Pieces”, il nuovo disco degli Using Bridge, rock band romagnola arrivata alla quarta uscita dopo un percorso iniziato nel 2002 e costellato da tre lavori precedenti (“Sha-Whao”, 2004; “and I will be heard”, 2012; e il live acustico “a Night in Acousticland”) all’insegna di una mescolanza fra rock settantiano e suggestioni grunge-stoner.
Floatin’ Pieces è stato registrato completamente live in studio per quanto riguarda la strumentazione base, cercando di trasmettere il più possibile l’energia che che contraddistingue gli Using Bridge sul palco.
All’impianto rock dei brani sono stati poi aggiunti strumenti come il pianoforte e il rhodes, il violino, il didgeridoo e il rain stick. Il tutto è stato registrato dal batterista Alessandro Bernabei, che insieme a Manuel Ottaviani (Lead Vocals/Bass), Federico Arcangeli (Guitar/Back Vocals) e Simone Antonelli (Guitar/Back Vocals) compone l’attuale line-up alle prese con questo lavoro.
Using Bridge traccia per traccia
Dopo una robustissima e introduttiva Amigdala, quasi del tutto strumentale, ecco gli influssi del grunge farsi presenti e incombenti in Velvet Sky. Più risonante e psichedelica l’atmosfera di Floatin’ Pieces, che si colora di aggrerssività e di rifiniture di chitarra elettrica.
Segue, e a passo di carica, Werewolves, che sprigiona potenza a ogni battuta. Al contrario i ritmi si calmano in Anymore, ballata rock comunque con volumi alti e con altri riflessi post grunge.
Ritmi più alti e voglia d’assalto in Can Remember, che fa registrare una buona vitalità e una struttura mutevole. Leave your skin è furibonda e alimentata da un drumming particolarmente robusto.
Scampoli grunge affiorano anche in Run to You, prima che una morbida e intensa God Knows chiuda il disco.
Ricetta non inedita ma buone soluzioni per gli Using Bridge, che mettono insieme nove composizioni che riescono a essere molto aggressive senza perdere mai in fluidità.