Üstmamò, “Il Giardino che non vedi”: recensione e streaming

Üstmamò

Quanto abbiamo voluto bene agli Üstmamò? La formazione storica dell’underground musicale nazionale, torna dopo 15 anni con un nuovo album in lingua italiana: Il Giardino che non vedi.

Non sono proprio gli “Üst” che forse ricordavi, Mara Redeghieri per esempio ora fa la solista, ma il nucleo formato da Luca A. Rossi, Simone Filippi ed Ezio Bonicelli, è lì, accompagnato da altri artisticome Marco Menardi (Wolfgango), Sandro Campani (scrittore modenese) e Silvia Barbantini, la primissima cantante degli Üstmamò, che si riunisce alla band come autrice dopo trent’anni.

Üstmamò traccia per traccia

E sai cosa c’è apre con un certo pathos il disco: è una canzone intima e sincopata, gentile e un po’ sottovoce.

Si prosegue con la territoriale Siamo di qua, per lo più voce e chitarra, che amplifica sensazioni e suggestioni su spazi molto ampi.

Anche Luce mai riposa ha un andamento molto tranquillo, con un senso quasi spirituale stemperato dal contatto del folk con la terra.

Un po’ più leggera l’atmosfera de La luna alla tv, almeno in apparenza; in realtà si parla di difese e di inutilità.

E’ come una giostra si muove tranquilla, con piccoli inserti sintetici e con influssi del songwriting americano.

Fraseggio di chitarra fitto all’inizio di un’acidina Una volta era meglio, con voce filtrata e con un’inquietudine molto presente.

Storie di dolore anche alla base di Alì vive libero, una marcia elettrica con buone dosi di drumming, non rumoroso ma presente.

Basi di blues agreste per Sono andato nel campo, sempre su ritmi controllati. Un’ondata di tristezza colpisce in profondità con Vieni avvicinati. Il finale è tra lo psichedelico e il West.

Il buio sospeso è un brano gentile che racconta di relazioni andate male e del tempo che guarisce e distrugge. Si finisce ancora in blues, con Piccola nave, anche in questo caso con piccoli indizi di acido.

Quanto abbiamo voluto bene agli Üstmamò? Inutile inseguire sensazioni antiche dopo tutti questi anni, la nostalgia non porta mai in nessun posto buono. Tuttavia la band confeziona un disco intimo e sentito che conferma come ci siano ancora delle cose da dire.

Genere: folk, pop

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