Sarà per quella voce particolare, sarà per i testi che sanno essere visionari e sognanti senza perdere contatto con la realtà, fatto sta che Vincenzo Fasano finisce sempre per fare cose belle.
Il cantautore mantovano/siciliano torna con il terzo disco, Acqua Punk, che fa riferimento a svariati livelli di radici, per un disco che esce giusto oggi, 14 giugno, alle soglie di un’estate che chissà, potrebbe essere la più fredda del mondo.
Vincenzo Fasano traccia per traccia
Introduttiva e un po’ spirituale, fluida e misteriosa, Acqua Punk, la title track apre il disco con un fare corale (ma più che in orbita Sex Pistols e Clash qui siamo dalle parti di Aquarius). “Perché una goccia è come il mare“, e basta un accordo di chitarra per accendere sensazioni.
“A fare l’amore di notte/nelle piscine dei ricchi”: ci sono tante immagini che colpiscono all’interno de L’estate più fredda del mondo, singolo lanciato già da tempo e anche prova di come Fasano riesca a far convivere in modo organico e “moderno” il pop (synth) e i contenuti.
Altro singolo, più recente, è Dove non ci troveranno, più sussurrata e amara, ma con quantità di moto e di ansia immutate. Indizi quasi dance in un’atmosfera molto elettronica, per un testo ricco di inversioni e paradossi apparenti.
E le sensazioni dance non finiscono certo qui: ecco Il Giorno Perfetto, (“anche per piangere, se ti va”), senza il fantasma di Lou Reed ma con molto funk in canna, di fronte ad attese deluse e a perfezioni non proprio perfette.
Una voce che si alza (quasi) dal nulla, per l’epica Ed io, che parla di credenze in mezzo a un tessuto sonoro che si fa più fitto con il crescere della canzone.
Le Bare Bianche è il pezzo più forte del disco, e da un certo punto di vista la più semplice e lineare. Del resto quando la materia è potente di suo è inutile aggiungere, basta lasciar correre le dita sul pianoforte ed eventualmente limitarsi a grattare un po’ con la voce.
C’è un beat consistente a sostenere Che cosa c’è, un elenco di volontà e di aspirazioni, con lo sguardo che si spinge oltre le stelle e i sogni.
Il disco si chiude con altri sguardi, quelli di Dall’Alto, che torna a parlare di acqua e di panorami sconfinati, in mezzo a un grande desiderio di non ritorno.
Non dovremmo essere sorpresi, perché di base quello che Vincenzo Fasano fa è questo: nascondere, ma appena sotto la superficie, sensazioni fortissime. La superficie è quella del pop, spesso scintillante di synth, ma appena sotto c’è l’agitazione e ci sono le domande.
E invece a ogni canzone Fasano riesce ad accendere qualche scintilla, qualche lampadina, qualche cerino che ti illumina, ogni volta in modo diverso, e ti mostra un pezzo di cuore, il tuo, che ancora non conoscevi.