Testo e foto di Chiara Orsetti
“Per essere un concerto annullato direi che è andato bene”. Le parole di Appino, visconte dimezzato insieme al Maestro Pellegrini sul palco del Mojotic Festival di Sestri Levante, hanno riassunto con lucidità quanto accaduto ieri sera. Orfani di Ufo, colpito da una polmonite e costretto a letto, e di Karim, rimasto amorevolmente al suo capezzale, in formazione ridotta hanno comunque deciso di regalare al pubblico un’ora di live in acustico, in chiusura alla prima serata del festival della Riviera di Levante.
La serata è iniziata con l’esibizione della band genovese L’Ultimodeimieicani, insieme dal 2014 e ormai ben noti nel panorama musicale ligure. A loro è stato riservato il compito di rompere il ghiaccio sul second stage. Subito dopo è la volta di Edy, cantatutore e produttore cresciuto a Catania ma di origini milanesi. Dal 1990 è musicalmente attivo in diversi gruppi, fino all’esordio solista avvenuto nel novembre 2018 con l’album “Variazioni”: sul palco ha portato la carica e l’entusiasmo dei suoi pezzi, godendo già di parecchi ascolti da parte dei ragazzi delle prime file.
Qualche istante di pausa ed ecco arrivare sul secondo palco Maria Antonietta: un vestito di seta vintage, tacchi bassi, capelli raccolti e solito sguardo sognante e sperduto, ha regalato al pubblico alcuni brani del suo repertorio in versione acustica e ha letto e interpreto alcuni passaggi del suo libro “Sette ragazze imperdonabili”. Questa artista sa sempre come incantare: che sia con lo sguardo di cui sopra, con la voce morbida e graffiante a seconda dell’esigenza del momento, con il suo della sua chitarra e con l’intensità del suo sentire. Durante la sua esibizione sempre più persone si sono raccolte intorno al palco, ascoltandola non solo con le orecchie, ma soprattutto con il cuore. Tra i brani proposti, immancabile “Deluderti”, “Vergine” e la chiusura immancabile con “Quanto eri bello”.
L’imprevisto della serata porta il nome di Giorgio Canali: la sua esibizione non era in scaletta, ma in seguito al ricovero del povero Ufo Zen è intervenuto a salvare la situazione. Già visto a Genova sul palco di Goa Boa, uno dei mostri sacri della musica nostrana ha proposto vecchi e nuovi brani, intrattenendo immancabilmente il pubblico con la sua verve da simpatica canaglia. Sul palco festeggia i suoi 61 anni, ricorda la nonna a cui aveva promesso di accordare sempre la chitarra e di non drogarsi mai. Buona la prima, la seconda da rivedere, ma ci si può sempre lavorare. L’età non conta sul palco, si sa. E si sa che il pubblico non deve tenere il tempo con le mani durante le sue esibizioni: la prende a ridere, ma per due volte interrompe i musicisti per far smettere il battere di mani. “Se no poi si arriva a Su le mani! E non va bene”. Ok.
Appino Rockstar
Ultimi, ma non ultimi, ecco salire sul palco quel che resta del circo Zen: Appino e il Maestro Pellegrini, di nero vestiti, chitarre alla mano, e in bocca sempre un pensiero alla parte mancante del gruppo. Quasi sicuramente il pubblico ha comprato il biglietto per assistere a uno dei loro live ad alto tasso di energia, ma altrettanto sicuramente non è tornato a casa insoddisfatto. Da La terza guerra mondiale in bermuda e infradito a “Catene”, passando per ioquandoavevo”Vent’anni”erounostronzo. La dedica a Ufo, immancabile, prima di partire con Andatetuttiaffanculo, brano icona della band nonostante il passare degli anni. Per non farsi mancare nulla c’è anche Figlio di puttana in scaletta, così il bonus parole del gatto è andato e ora si può solo cambiare registro.
Appino regala ai fan più accaniti un’esibizione di Rockstar da togliere il sonno: tratta dal secondo album solista Grande raccordo animale, lascia uscire altri aspetti della personalità prismatica dell’artista. Si prosegue poi con l’immancabile L’anima non conta, per tenere alto il livello emozionale, per poi fare qualche minuto di caciara. Sul palco arriva Giorgio Canali con la sua band, e tutti Viva! Qualcosa. Un concerto degli Zen non può finire senza Viva, anche se sul palco sono rimasti la metà. Saluti, applausi, lacrime e brividi, l’appuntamento è alla Baia del Silenzio per una schitarrata in spiaggia. Niente a vedere con la musica piuttosto col volare.