Esce oggi, edito da La Clinica Dischi, l’album d’esordio degli Zeronauta dal titolo Controluce. Dieci tracce che si alimentano di contrasti, pescando da influenze diverse ma senza staccarsi mai dal rock di impianto tradizionale, con influssi indie.
Zeronauta traccia per traccia
Il disco si apre con Giorno immobile, che è anche il primo singolo: la canzone è costruita a isteria montante, mettendo in evidenza sonorità non lontanissime dalla new wave, ma con qualche dose acidità in più. Sono rimasto io fa emergere un po’ di aggressività e di ruggine, sorretta da buoni movimenti della sezione ritmica.
Plastica accentua gli “alti” e fa pensare ai Nineties (anche qualche traccia di Smashing Pumpkins nel lavoro di chitarra, per esempio). Killer queen alleggerisce un po’ il clima, pur senza rinunciare a suoni d’impatto. Controluce, la canzone che dà il titolo al disco, si rivela pezzo centrale sia per qualità sia per intensità. La struttura è articolata ma senza appesantire il percorso del suono.
Filastrocca psichedelica, ecco poi Particella oscura, che tenta vie verso un’intensità elettrica. Mi trascino prosegue il discorso in termini altrettanto elettrici ma l’ambito è un po’ più “pieno” e i volumi alti. Vienimi a salvare saltella un po’ nella parte introduttiva, prima che drumming, basso e chitarra non intervengano a creare un ambiente quasi zeppeliniano. Tu chi sei fa pensare un po’ di più agli Afterhours e a questo tipo di rock di marca più nostrana, lasciando comunque i volumi alti. Si chiude con Fotofobia, che inserisce qualche indizio di delicatezza in un panorama ancora una volta consistente e aggressivo.
Oscillando tra le lezioni del rock anglosassone e quelle del cantautorato nostrano, gli Zeronauta confezionano un disco che si ascolta con piacere, ricco di spunti e di canzoni energiche ma ben scritte.