Si chiama 7 Grabs ed è composto (appunto) da sette tracce il nuovo disco di Homesick Suni.
Nato all’inizio della fine degli anni ’80, Matteo Pin (Homesick Suni) si è avvicinato alla musica fin da piccolo grazie a una cassetta di Lucio Dalla che girava per casa. Ha suonato con Lay Llamas, Charles Wallace, La Mela, Belen Mardoc, Turbetto e ha pubblicato – per lo più in maniera indipendente – alcuni dischi, ultimo tra i quali Appetite for Distraction (2017).
Homesick Suni traccia per traccia
Si parte da una composita Talkin’ Bout it, retta da una traccia di basso molto continua e piuttosto muscolare, sulla quale si appoggiano sensazioni jazz, fiati, variazioni sul tema, cori colorati.
Wouldja Spend the Night? conserva le qualità black, con un pizzico di funk e un’aggiunta di vitalità, con il basso sempre a dettare la linea.
C’è maggiore intimità e qualche eco in più in Venice Mathematics, contrassegnata da una chitarra continua e da tastiere morbide a spot.
Aspirazioni invece molto più ariose e sollevate quelle di A Song in A, strumentale di raccordo dalle movenze sperimentali.
Si torna a movimenti più blueseggianti e soft con Somersault, aperta, solare e corale.
Meteoropathetic Lady si fa più giocosa, un po’ teatrale e con qualità da jazz club vintage. Si chiude in modo soft, sempre dall’interno di un jazz club, con lo strumentale Moles.
Un disco molto interessante quello di Homesick Suni, opportunamente colorato di blues e di black, capace di picchi improvvisi ma anche di un’omogeneità e uno stile già da qui riconoscibile.