Afterhours: il momento giusto

Be’ probabilmente hai saputo. Che è uscito un disco, anzi due, di notevole spessore, firmato dagli Afterhours, intitolato/i Folfiri o Folfox, come due cicli di chemioterapia (qui recensione e streaming). Che il disco è arrivato al numero uno della classifica. Che Manuel Agnelli sta avendo parte attiva in un ben noto talent televisivo. Ma magari ci sono ancora un paio di cose che non sai, per questo abbiamo scambiato due chiacchiere con Rodrigo D’Erasmo, che della band è parte attiva dal 2008.
La polemica su X Factor personalmente mi appassiona poco, ma giornalisticamente sarebbe scorretto se non facessi almeno una domanda in merito: vorrei sapere che cosa pensa la band della questione.
La band appoggia la scelta di Manuel in toto. Pensiamo che sia il momento giusto per lui per occupare quello spazio portando lì la propria cifra e la propria visione della musica, nonché approfittando della visibilità che ne deriverà per portare avanti con ancor maggiore credibilità ed efficacia alcune cause che gli e ci stanno particolarmente a cuore. Vedi la questione del diritto d’autore, la figura professionale del musicista per esempio.
Ma anche la possibilità di continuare a organizzare festival ed eventi più in genere che tentino comunque di alzare l’asticella della proposta e della discussione artistica in questo paese.
Non vi siete mai nascosti dietro le canzoni, ma mi sembra che nessuno dei vostri dischi precedenti sia stato caratterizzato dal dolore come questo. È stato il disco più difficile oppure è prevalso l’aspetto liberatorio?
Certamente l’aspetto catartico è stato molto potente e ci ha ripagato di tutto il dolore vissuto e in qualche maniera rivissuto componendo e scrivendo l’album. Volevamo un disco energico, potente, di rinascita. Sublimare tutto ciò che di brutto e doloroso abbiamo dovuto affrontare negli ultimi anni era il modo forse più difficile ma di certo più gratificante per raggiungere questo risultato.
Afterhours: Dio c’è. Nel disco.
Dio o la ricerca di risposte dal medesimo è presente in tantissime canzoni del disco. Benché perfettamente umano, non è curioso per la band, per esempio, di “1.9.9.6”?
Dio c’è, nel disco intendo. E anche molto. Ma credo sia più una presenza spirituale in senso lato. C’è molta spiritualità in questo album. Detto ciò siamo non credenti per cui è più in effetti una constatazione della sua assenza.
Sorpresi dal numero uno in classifica per un disco tutt’altro che facile?
Felicemente sì. Non che gli ultimi album fossero entrati bassi in classifica. Gli ultimi due erano partiti secondi. Ballate terzo. Certo con Folfiri uscito oltre tutto a ridosso dell’inizio dell’estate è una sodddisfazione ancora più grande. Sentiamo davvero un grande abbraccio del pubblico. A noi e a queste canzoni.
Quali sono le band italiane che risvegliano maggiormente la vostra attenzione in questo momento?
Qui parlo personalmente perché ognuno ha i suoi ascolti e le sue fisse del momento. Mi piace iosonouncane. Il Teatro degli orrori. Ho sentito i Krano qualche sera fa suonare prima degli Zu (che per inciso restano una delle migliori band italiane dal vivo in circolazione) e mi hanno stupito positivamente.
Un bel progetto è quello di Alfio Antico con Colapesce. I Verdena mi piacciono sempre molto, sopratutto per l’ossessione del lavoro sul sound. Ahimè nulla di nuovissimo mi ha colpito di recente. Accetto consigli!