Tu sei andata via/Ora prendi dieci dollari l’ora/Hai reso l’America/Grande ancora
“Mistica”, le luci della centrale elettrica
E pensare che dovrebbero esserci abituati, con tutti i colpi di Stato che hanno organizzato in giro per il mondo. Ma no, gli Stati Uniti questa, in quasi 245 anni di storia democratica, non l’avevano mai vista: un assalto, per lo più di bianchi, americani, probabilmente religiosi, sicuramente sostenitori del presidente in carica, molti con chiare idee di estrema destra. E perfino militari veterani, cosa che in America ti rende più o meno intoccabile: Ashli Babbitt, la donna di 35 anni morta dopo essere stata colpita da un proiettile, aveva prestato servizio in aviazione.
Nel 1814 l’esercito britannico, duranta la guerra d’indipendenza e dopo la battaglia di Bladenburg, prese Washington e la bruciò dalle fondamenta, compresi il Congresso e la Casa Bianca. Cinquant’anni dopo, durante la guerra di secessione, i confederati portarono a Washington la guerra, nella battaglia di Fort Stevens, sotto lo sguardo di Abraham Lincoln. Ma non riuscirono a portare la bandiera confederata dentro Capitol Hill, come invece sono riusciti a fare i fieri patrioti americani ieri.
Come ricorda il Washington Post, nel 1954, i nazionalisti portoricani fecero fuoco all’interno del Congresso, nel ’71 un gruppo di sinistra radicale fece esplodere una bomba, mentre nel ’98 ci fu una sparatoria. E poi naturalmente ci fu l’11 settembre 2001, anche se l’obiettivo più vicino a Washington colpito dagli attacchi fu il Pentagono, che si trova fuori città.
Ma certo nessuno era preparato al tizio con le corna da bufalo, inneggiante ai complotti di QAnon, che urla la sua rabbia e la sua ubriachezza all’interno di quel parlamento che, piaccia o meno, rappresenta un modello fondamentale per le democrazie occidentali. Eppure succede: lasci che prenda il potere un personaggio chiaramente equivoco e maneggione, ma con una gran parlantina e un notevole appeal televisivo e sui social, lasci che soffi impunemente sul fuoco, fra il silenzio della maggioranza e la compiacenza di ambienti che lo fiancheggiano per interesse personale, continui a pensare che i pericoli maggiori siano i cinesi, le rivolte dei ghetti, l’immigrazione latina o i comunisti (i comunisti!) e ti trovi un manipolo di fascisti vestiti come Buffalo Bill al Campidoglio.
Fino a pochi minuti prima del tentato golpe (perché di questo stiamo parlando, non di violenze isolate, non di “proteste”, non di “riots” come dice la stampa americana quando a far casino sono dieci ragazzi di colore, di solito accolti da molti più proiettili e molti più manganelli da parte della polizia) Trump arringava la folla dicendo cose tipo: “You will never take back our country with weakness“. Non riprenderete mai il nostro paese con la debolezza. Poi lo hanno costretto a rimangiarsi un po’ di parole e ha detto che sì, ok, gli hanno rubato le elezioni e i suoi supporter fanno bene a sentirsi feriti. Però andate a casa ragazzi, che è tardi.
Da qui potrebbero discendere tutta una serie di argomentazioni di vario tipo che ci risparmiamo volentieri. Ci limitiamo a puntare in un paio di direzioni. Primo, il fattore razziale, che è spesso trascurato ma che è il primo problema a livello di diseguaglianza, negli Stati Uniti ma non solo. Perché poi, affinché la giustizia e i diritti civili trionfino, è importante far sì che si instauri una cultura che rappresenti adeguatamente tutte le minoranze, anche magari arrivando a eccessi ridicoli tipo la censura di Grease o del tizio che dice “Amen-Awomen”. Va be’, forse fermandosi un attimo prima di così.
Però diciamo che non guasterebbe se i gruppi filonazisti, suprematisti bianchi, il Ku Klux Klan, tutta questa fetta di popolazione evidentemente privata del bene di un cervello sufficientemente irrorato e con neuroni ancora capaci di dare segni di vita, non fossero supportati e vezzeggiati dalle forze politiche e dalle forze dell’ordine, ruggenti quando si tratta di individuare, pestare selvaggiamente, uccidere per soffocamento, sparare alle spalle e rendere invalide isolate persone di colore. Con i poliziotti inchiodati dalle telecamere e da video visti in tutto il mondo che sono scagionati, licenziati quando va proprio male, ma mai condannati da giurie che evidentemente la pensano come loro.
E invece questi simpatici zuzzurelloni, questi nazisti, non necessariamente dell’Illinois, si lasciano passare, si accompagnano dentro, gli si consente di fare tutto un album di fotografie (tra l’altro: almeno i black bloc avevano la decenza di mascherarsi: questi non mettono neanche la mascherina per evitare il Covid, tanta è la libertà di pensiero che devono esprimere) e soltanto quando è troppo tardi si inizia a mostrare loro i muscoli.
Dwayne Wade, star del basket ritiratosi da poco dall’NBA, ha twittato semplicemente: “Ora immaginate se fossero stati neri”.
Oppure: immaginate se fossero entrati urlando “Allah Akbar“. Non serve neanche tantissima immaginazione, a dire il vero.
La seconda direttrice di pensiero che possiamo seguire è: potrebbe succedere anche da noi? Be’ sì. Magari in modo meno colorato, ma è un dato di fatto che è già successo, soprattutto tra il ’22 e il ’45, e non è andata benissimo. Eppure abbiamo in Parlamento ancora gente che è nostalgica di quella roba lì. E che specula saldando insieme ignoranza, povertà, disoccupazione, istanze anti-immigrazione e ora il complottismo da social di bassa lega (ma si poteva anche dire “bassa fratelli d’Italia”) per racimolare quattro voti e cinque poltrone. C’è gente che si inventa un lavoro vendendo creme dimagranti e pesci semoventi per far giocare i gatti, questi hanno deciso di passare per statisti. Il bello è che sono riusciti anche a convincere un sacco di gente. E a governare, poniamo, regioni importanti in mezzo alla pianura padana, pur essendo in evidenti difficoltà nel mettere una mascherina o nel fare alcuni calcoli matematici elementari.
E’ anche vero che la civiltà europea è più stanca, sgamata e divanizzata rispetto a quella, evidentemente ancora ruspante, che l’America sopratutto rurale, sopratutto negli inner states, ancora mette in mostra. Per quanto sia simpatico nei meme mettere a paragone gli assaltatori del Congresso e i leghisti che andavano a fare il battesimo del Po, tutto ciò che di eversivo fu messo in atto da quella marmaglia disordinata e dalle idee storiche e antropologiche evidentemente confuse fu l’assalto dei Serenissimi a piazza San Marco a Venezia nel ’97: armati di residuati bellici dirottarono una motozattera. Per dire, per convincerli a smettere bastò che Cacciari andasse a stordirli di chiacchiere.
Questo non significa che i neonazi che girano in Europa non siano pericolosi. Ma è un po’ più difficile (per ora) che trovino sponda a livelli così alti. Ci provò Berlusconi, che di fatto fece entrare gli ex fascisti e i leghisti al governo, ma anche lui si rese conto che doveva depotenziarli e imborghesirli per renderli presentabili in televisione e a Confindustria.
Tutte le sottigliezze e i bizantinismi di cui si nutre la nostra politica, per quanto si possano trovare odiosi (e lo sono, acciderpolina se lo sono) gli intrallazzi e i ricattini in stile Renzi, ci mettono però parzialmente al riparo da scene così eclatanti. Insomma, potremmo essere salvi perché abbiamo già dato, o almeno abbiamo alle spalle qualcuno che ha già dato per noi.
Modestamente in Europa bruciavamo parlamenti quando gli antenati degli americani si pitturavano ancora la faccia di blu.
Però non possiamo sentirci al sicuro del tutto. Non quando ci sono le stesse tendenze anche da noi. Non quando tutto quello che succede in America in qualche modo e con qualche ritardo si riflette anche qui. Benché poi anche stavolta Batman, Iron Man, Bruce Willis e Mel Gibson abbiano preferito non intervenire sul posto, per una scena che al cinema si sarebbe conclusa con un bel discorso motivazionale sulla gradinata del Campidoglio, con la gente che alla fine si commuove, piange, si abbraccia e torna a casa. Provocando focolai di Covid incontrollati per giorni e giorni, tra l’altro.
Già, perché mi dicono che in giro per il mondo ci sia una cosetta che si chiama pandemia, che rende tutto quello che abbiamo visto in nottata ancora più folle e inverosimile. E che senza il virus non sarebbe mai successo: siamo tutti d’accordo che senza la gestione ridicola, assurda, folle, scellerata da parte di Trump dell’emergenza sanitaria sarebbe stato rieletto senza discussioni, vero? Ecco, questo è un fatto meritevole di approfondimento e riflessione almeno quanto il sosia di Jay Key dei Jamiroquai che mette i piedi sulla scrivania di Nancy Pelosi.
Perché se tieni gli occhi chiusi su quello che succede in tv, nei social, sui discorsi insensati ed egomaniaci, sui finanziamenti sospetti, sui proclami e soprattutto sulle evidenti falsità spacciate per verità, ecco che ti ritrovi governato per anni da gente che sembra uscita da un brutto episodio di South Park. E diciamo che non basta un giorno di sospensione da Facebook per scongiurare l’eventualità.
“Democracy Dies in Darkness” è il magnifico slogan del Washington Post: la democrazia muore nel buio. La testata americana che, grazie a Bernstein e Woodward smascherò lo scandalo Watergate, è per tutti quelli che fanno il mio mestiere, ma soprattutto per quelli che si occupano di giornalismo d’inchiesta, un modello pressoché intoccabile. Ma la democrazia non muore soltanto al buio o a causa di esso. A volte può morire anche nel fuoco, di fronte alle telecamere, con tutti i social collegati e con le corna di bufalo in testa.