Dopo un disco d’esordio (Le colline dell’argento, 2022) che ha fatto parlare della sua musica, Beatrice Pucci torna con un singolo che sembra intenzionato a sondare le profondità più recondite dell’anima; una canzone che parla di luce che illumina zone d’ombra, di sentieri fatti di discese perdifiato e salite capaci di temprare lo spirito e il corpo di chi non ha smesso di cercare sé stesso fino al centro del bosco: Nero è il nuovo singolo e noi abbiamo deciso di farle qualche domanda per l’occasione.
Partiamo dalla fine (o forse, dall’inizio): a qualche mese di distanza dalla sua pubblicazione, ci piacerebbe sapere cosa ne pensi di Le colline dell’argento, il tuo disco d’esordio: è cambiata la percezione che ne hai, oppure tutto si è cristallizzato al momento dell’uscita?
Per ora la percezione non è cambiata molto e non sono stata soggetta a particolari ripensamenti riguardo Le colline dell’argento. Se ci ripenso non c’è qualcosa di specifico che cambierei, penso ci sia stato un certo tempismo e una serie di eventi che hanno portato il disco a essere quello che è, ora sono arrivata a ottobre con la voglia di condividere qualcosa di nuovo.
Nero, il tuo nuovo singolo appena pubblicato, conferma la sensazione che tu stia sperimentando nuovi linguaggi, pur rimanendo fortemente “identitaria” e legata al modus operandi mostrato in Le colline dell’argento. Ritieni che questo brano sia in continuità con i tuoi lavori precedenti, oppure rappresenti qualcosa di “diverso” dal passato recente del tuo progetto?
Esiste una continuità nel fatto che ho fatto una scelta istintiva con l’uscita di questo singolo, e poi in entrambe le produzioni penso ci sia qualcosa che mi spinge a “immaginare” scenari e che mi trasporta da qualche parte, ed è una sensazione che voglio assecondare.
Parliamo del brano: ci racconti com’è nato, e se dietro le immagini della canzone si nasconda qualche storia particolare? L’ambiente, a quanto pare, è quello del bosco…
L’ambiente è quello di salite costanti, metaforiche e non, si può ricollegare a un bosco ma anche no. Più che altro ho scelto il bosco da un punto di vista fotografico, quello sì, perché è un luogo a cui la canzone è legata. Nero”è appunto quel momento di pausa e riposo tra una salita e un’altra, quando ci si abitua a una serie costanti di sfide e salite da salire poi arriva un momento di tranquillità e allora ci si chiede quando sarà la prossima.
La tua scrittura pare influenzata da ascolti che ammiccano all’estero, più che al Belpaese. Se dovessi individuare i nomi di tre maestri/e che hanno segnato il tuo modo di approcciare alla musica, quali sarebbero?
Mi vengono in mente alcuni gruppi/cantanti che mi affascinavano soprattutto da adolescente, forse sono quelli che più hanno lasciato un’impronta anche nel mio modo di sentire musica. Ho avuto vari periodi, Angel Olsen (che ho scoperto da piccolissima), Radiohead invece dal punto di vista della loro capacità di suonare dal vivo in modo impeccabile. Ma nel mio cuore c’è anche uno spazio speciale per i Daughter che penso siano tutt’ora una band unica nel loro genere.
Cosa pensi dell’attuale scena nazionale?
Non penso niente, apro Instagram e mi viene voglia di disattivarlo per tutte le volte che mi vengono consigliati dissing tra rapper o trapper eccetera. Sono la prima a cercare musica nuova e quando la trovo sono felice. Mi annoia vedere come vengano sponsorizzati progetti che incitano a pensieri negativi soprattutto per le menti di adolescenti; facile poi lamentarsi che le generazioni d’oggi sono disagiate, chiediamoci perché. A quanto pare fa comodo che le cose restino così.
Anche questo tuo nuovo singolo, come il tuo disco d’esordio, viene pubblicato in modo “indipendente”, senza dunque legarti a label o terzi. Come mai questa scelta?
Farlo da indipendente al momento è l’unica scelta logica in una realtà discografica in cui le etichette tendono a legarsi sempre di più a influencer che possono garantire di avere già un pubblico a cui si potrà vendere “qualcosa”.
Pagina Instagram Beatrice Pucci