Molto pettinato, circondato da fiori, giacca, camicia, microfono in mano e un’espressione che neanche il Morandi degli anni Sessanta: c’è un tantino di parodistico nella copertina di Canzonissime, il nuovo album del cantautore romano Bombay, appena pubblicato. Ma ci sono anche molte storie, sue e di altri, in un lp composto di dodici canzoni spesso malinconiche ma mai senza speranza.
Ciao Bombay, raccontaci come sei arrivato a scrivere queste Canzonissime
Io scrivo sempre canzoni. La mia routine, come dicono quelli bravi, è tutta impostata alla creatività non “studio” chitarra, quando suono scrivo canzoni, faccio solo questo. Perciò sono pieno di pezzi, alcuni, anzi la maggior parte sono terrificanti, ma nel mucchio si riesce a pescare sempre qualche cosa sfiziosa e dopo un po’ esce il disco che le raccoglie. Il disco, per me, non è altro che un modo per fissare da qualche parte i miei progressi come autore di canzoni. Questa volta tutto è stato possibile grazie alla cura, la disponibilità e la maestria di Riccardo Pasquarella che ha prodotto e arrangiato tutte le canzoni nel suo studio a Civitavecchia.
Come nasce questa pettinatissima copertina?
Nasce prima il titolo del disco: Canzonissime e poi ragionandoci, con la mia gang, abbiamo pensato di fare una copertina che richiamasse le kermesse musicali e l’immaginario italiano anni ’60, quello dei cantanti famosi e ben vestiti. Ma era solo per ridere. La foto l’ha scattata il mio carissimo amico nonché presenza costante e sfuggente di tutto l’immaginario legato a Bombay, Cristiano Brogani in arte Dj Chei. La foto l’abbiamo scattata davanti a un fioraio a Piazza Ragusa. La grafica invece è di Stefano De Marco, a cui voglio tanto bene e che in passato ha girato il videoclip di Quante Stelle.
C’è un’aura malinconica che aleggia su quasi tutti i brani, ma anche la sensazione che tu non ti prenda mai troppo sul serio: sei veramente così o ti piace farcelo credere?
Che intendi? Bombay è un tipo disilluso ma anche molto naive. Non si prende sul serio ma prende molto sul serio quello che fa. Bombay conosce i suoi limiti ma non se fa un cruccio. Lui non vuole piacere, lui vuole fare, andare avanti e divertirsi. Ha un naturale talento per prendere le decisioni più sbagliate ma fortunatamente è circondato da persone fantastiche che gli vogliono bene e lo supportano. C’è una magia che circonda tutto quanto fa Bombay che sembra non finire mai. Le canzoni di Bombay sono tristi certo, ma vogliono essere prima di tutto belle canzoni.
La chitarra, che è quasi scomparsa dal pop di oggi, nel tuo disco è una grande protagonista, tra l’altro in versione elettrica e acustica: la suoni sempre tu o ti sei fatto anche aiutare da qualcuno?
Di solito la suono io ed è così che mi esibisco live e così che scrivo le mie canzoni ma nel disco le ha suonate Riccardo Pasquarella che ha suonato tutto: chitarre basso synth nacchere vuvuzela che se non lo avessi fermato avrebbe cantato anche le canzoni.
Qual è la tua canzone preferita su Canzonissime e perché?
Normalmente quando pubblico un disco preferisco sempre una canzone e dopo un po’ di tempo ne preferisco invece un’altra. Al momento la mia preferita è Pensami sopra una nave, ma anche Giuro non avevo capito, ma anche Arturo.
Ma se incontrassi un Bombay ragazzino che vuole intraprendere questa carriera e fare tutto da solo come fai tu, che consiglio gli daresti?
Per parlare di carriera lo manderei da qualcun altro, se volesse invece parlare di attitudine gli direi Zio fai, anzi Fai con la lettera maiuscola e non pensarci troppo, tanto si migliora sempre anche se non sembra. Ah e poi pensa a divertirti, scrivi al meglio che puoi, ma non ti incartare che non serve. Spendi i tuoi soldi per la tua musica e mangia poca carne.
Hai concerti in programma prossimamente? E com’è un concerto di Bombay?
Non ho concerti ma arriveranno. Di solito non mi propongo ai locali, aspetto che mi chiamino così poi non possono lamentarsi. Perché un concerto di Bombay è crudo e diretto. Pieno di imperfezioni e cose che succedono nel momento. A volte le persone ridono e a volte si arrabbiano. Ma io do sempre il massimo. Tra l’altro abbiamo registrato una live session in cui io e Riccardo suoniamo quattro pezzi dal disco live, e chissà, magari potrebbe essere una formula carina da portare in giro.