Anticipato dai singoli 123 medicine e ambigua arriva Vergogna, il nuovo album di cmqmartina. La ragazza ex X Factor fa le cose in grande stavolta: dieci canzoni, un team di producers composto da Mr. Monkey, Leonardo Lombardi, Marco Barbieri e Splendore, “persone che stimo – commenta Martina – che considero amiche e che hanno contaminato il mio disco con i loro sentimenti e il loro gusto facendolo diventare più prezioso“, e perfino un titolo vero e non alla Maccio Capatonda, dopo DISCO (2020) e DISCO 2 (2021).
Ma di che cosa si vergogna, cmqmartina?
La vergogna è un sentimento che mi sono portata dentro per molto tempo e vorrei trasformare questa parola e questa sensazione nel mio manifesto. Ho capito che la vergogna per essere se stessi può diventare un punto di forza. In questo disco cerco di lasciarmi andare alle emozioni che ho provato e alle persone che ho incontrato in questi mesi analizzandole nei particolari. Ho scoperto nuovi approcci e nuove influenze musicali che mi hanno fatto concepire la musica e scriverla in modo diverso. Credo più aperto. Nel disco abbiamo registrato archi veri, un hammond degli anni 60 e sintetizzatori pazzeschi. Scrivo canzoni per riordinare i pensieri e per capire meglio il rapporto che ho con ciò che mi circonda. Le canto per chi non trova le parole e riesce a specchiarsi nelle mie. Per sentirsi un po’ meno persi
cmqmartina traccia per traccia
Il disco di apre con un po’ di invidia: Martina si autodescrive come la peggiore (“io sono l’angelo del disastro”), con boyrebecca e soprattutto con una dose di negatività che però spinge al ballo e una ricerca di riscatto molto rabbiosa.
Battiti e tappeti “di nebbia” aprono mia: parecchie acidità, sonore e nel testo, contrassegnano un brano abbastanza notturno e di autoaffermazione. “Mi hai chiamato tua, ma sono solo mia”.
Ecco le luci che si abbassano per contare 123 medicine, ballad vibrante e intensa, a sondare tutte le malinconie che emergono, insieme a qualche richiesta di attenzione.
Rumori di giungla e situazioni di coppia non proprio trionfali, condite da una spiccata voglia di fuga: inferno rosa ha qualche sonorità vintage, ma gli stessi sentimenti depressi che si avvertono quasi ovunque nel disco.
Sale in modo ritmato il dolore, altro brano in cui non manca l’autocritica, che sgomita sulla pista di un club. Immagini di foresta invece quelle che contrassegnano selvatica, proclamazione di libertà ostica, ma anche un elenco di errori (e una mezza citazione, chissà quanto volontaria, da Vasco Brondi).
Balla sopra il tavolo, Martina, sul tavolo dove ha pianto: ecco ambigua, singolo ma anche passaggio in Oriente, che ondeggia tra beat imponenti e sottigliezze sonore.
Un deciso no al ghosting o forse a un sentimento che svanisce, quello che si fa quasi lirico in non scomparire, che introduce gli archi accanto ai battiti profondi. Accelerazioni e giochi finali a rendere quasi giocoso un pezzo che in realtà di base non ha nessuna voglia di giocare.
Vuole fermare il sole bebi, un po’ meno rumorosa ma sempre dinamica, con qualche contrasto che si ammorbidisce. “Moriamo come le stelle cadenti”: acqua pioggia nubi si confronta con elementi e fenomeni fisici e atmosferici, per trovare un pronto archivio di metafore e di sensazioni.
Uno guarda cmqmartina e pensa a quanta gioia di vivere potrebbe esprimere questa ragazza. Poi ascolti le canzoni che fa e incontri una serie di conflitti interni e storie sbagliate che, in teoria, dovrebbero fare a pugni con i suoni spesso supercinetici dei suoi brani.
E invece no: va tutto al posto giusto, anche in un disco che festeggia pochissimo e si interroga invece davvero molto, finendo quasi sempre faccia a faccia con lo specchio. Piace molto la formula adottata, ormai con continuità e con un certo grado di consapevolezza, affiancato da un’ispirazione che sembra sempre molto attiva.
Genere musicale: pop, dance
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