Alcatraz imballato per i Coma_Cose, con anche qualche ospite più o meno vip, a conferma del successo sempre crescente del duo, che qui peraltro gioca in casa. La più milanese delle formazioni emerse negli ultimi anni torna a casa per presentare Hype Aura, l’ultimo disco, e benché non ci sia proprio il sold out ci si va molto vicini.

Il set inizia puntualmente in ritardo (le 22 circa) con le note di Jugoslavia che parla di sigarette, subito dopo l’Intro di Hype Aura (che nel disco è alla fine). Le numerose date alle spalle e i chilometri macinati sono sicuramente serviti a cementare un’intesa molto efficace tra Fausto Lama e Francesca California.
E anche a mettere da parte due soldi che sono serviti a comprare schermi, effetti e a portare in tour strumentisti aggiuntivi: batterista e tastierista/bassista/chitarrista sulle prime, cui poi si aggiungono anche un altro paio di elementi più in là nella serata.
Si torna al disco pubblicato da pochi giorni con Granata, uno dei singoli. Vestiti in un curioso tigrato giallo-nero, i due zompano che è un piacere ed energizzano un pubblico piuttosto equamente distribuito fra i due sessi (non capita spesso) e ugualmente entusiasta.

Del resto il set con batteria e chitarra amplifica l’impatto del duo: i Coma_Cose rimbalzano sul palco nel mezzo, alternandosi a fronte palco. Le canzoni nuove sono accolte esattamente come le vecchie, benché il tempo per impararne i testi sia stato tutto sommato ridotto.
Per esempio Via Gola: il livello di freschezza rimane sempre a livello costante. Anche in questo caso “portano via il vetro”, nonostante i segreti confessati all’orecchio, con un attimo di teatralità.

Ma nelle parole di Fausto ci sono anche un po’ di nostalgie e di stupore, mentre annuncia Beach Boys distorti: in fondo i Coma_Cose esistono soltanto da due anni, e già fanno saltare l’Alcatraz.
Pakistan è accolta in trionfo, ma non c’è un attimo di sosta mai: anche i pezzi più “difficili”, come Cannibalismo, riscuotono un consenso totale. Per riposarsi e dissetarsi un attimo, sul palco rimane soltanto il batterista, che si esibisce in un assolo virtuoso e accelerato.

Poi rientrano soltanto loro due, con Francesca che racconta di una canzone nata al mare in Puglia in tour, e con Fausto alla chitarra: ecco le profondità di Squali.
Poi ecco, in back to back, Nudo integrale e Anima lattina: Francesca è quasi commossa e le due canzoni finora più popolari del duo si saldano in un’ondata di affetto unica.
Dopo un’altra pausa ecco A Lamette e Santo Sebastiano, poi la richiesta è “di fare l’onda” alla “loro” gente: l’articolata Mariachidi è il culmine di una seconda parte di concerto comunque un po’ più tranquilla. C’è spazio nel finale per Post Concerto, altro brano ormai classico, con il pubblico che canta il ritornello a cappella e con insistenza.
Le canzoni sono finite, così è necessario rimettere in piedi Granata e Mancarsi, sempre a metà tra festa e malinconie leggere. La batteria dei Coma_Cose ha fatto “pum pum cha” parecchie volte, ed è stato decisamente un successo. I due non hanno sottovalutato il ritorno, anzi: Milano ha saputo riconoscere (ancora) talento, passione e forza pop di un combo che non è soltanto hype.