Mother Cloud è il nuovo album dei pugliesi Crampo Eighteen, nati come progetto solista di Nino Colaianni ma diventati negli anni una rock band di quattro elementi. 

E’ la seconda fatica discografica per la band di Bari, pubblicata a due anni dal precedente Mojo Bag e in uscita per la label indipendente Trulletto Records. Nino Colaianni fu il membro fondatore dei That’s All Folks!, band psycho-stoner attiva in Italia dal 1992 al 2000 con all’attivo diversi album e uno split su vinile con la stoner band californiana Nebula (ex Fu Manchu).

Il sound dei Crampo Eighteen non a caso è fortemente impregnato di garage rock, psichedelia, blues ruvido e stoner, con un occhio attento alla musica cantautorale americana.

Mother Cloud è costruito come un concept album. Le liriche dei brani sono una sorta di preghiera di liberazione dai mali dell’umanità e laddove sembrino rivolgersi ad un amore femminile in realtà parlano alla nostra Madre Terra, la Madre Nuvola del titolo, colei che laverà con la pioggia tutte le storture del nostro tempo. Le immagini e i paradossi descritti nei testi sono interpretabili attraverso una lettura spirituale, come nel verso “acqua Santa da bere” citata nel brano ‘With My Hand’ o nei viaggi spaziali descritti in ‘Ocean’ e ‘JC’. Il tutto arricchito da sonorità al contempo sanguigne e ammaliatrici, come nell’eterno dualismo tra bene e male.

Crampo Eighteen traccia per traccia

Chitarre minacciose all’orizzonte per JC, brano che apre il disco su toni esplicitamente post (o neo) grunge, con un passo rallentato e ampie volute elettriche da attraversare.

Chitarra in evidenza anche per Mother Cloud, arrembante title track che si nutre comunque di ritmi controllati e di risonanze profonde. Molta elettricità ma anche qualche handclap per June, che gioca su linee semplici ma potenti.

Risonanze orientali in cima a No One Else, che poi riprende un tracciato rock più rettilineo. Ci sono sentimenti blues alla base di With My Hand, punteggiata dal drumming.

Idee piuttosto epiche quelle che abbracciano On My Knees, un po’ morriconesca, con qualche colore western che si allarga a macchia d’olio. Battiti che accelerano in I wanna die, desiderio di morte piuttosto metaforico ma con qualche stilla di oscurità.

L’oscurità tracima anche nel brano successivo, una appuntita Ocean, che si costruisce a partire dalla sezione ritmica.

Dressed in White si fa sentire con vivacità, ma anche un buon giro di basso che irrobustisce il brano. Si chiude con una più intima Naked on the floor, che comunque non rinuncia a chitarre attive e risvolti sonori suggestivi.

Un buon disco e un buon progetto, quello di Crampo Eighteen, che su linee tutto sommato semplici costruisce un lavoro piacevole e piuttosto vario.

Genere musicale: rock

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Pagina Instagram Crampo Eighteen

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