Fin da piccolo, il cantautore Davide Napoleone sviluppa un particolare interesse per la musica, influenzato dai dischi di Oasis, The Verve, Blur che iniziano a circolare in casa grazie a suo fratello maggiore. Dopo aver scritto per nomi importanti nella scena pop italiana, torna sulla scena musicale in veste di cantautore con il suo progetto personale. Il brano è uscito lo scorso 17 giugno e si intitola Amalfi, ma non è la solita hit estiva, è una canzone che riporta in vita l’uso del dialetto in chiave moderna e racconta una storia che arriva dal passato…

Davide Napoleone, un nome che negli ultimi anni è rimasto dietro le quinte di grandi successi musicali, partiamo dalla tua attività come autore in Sony. Come è iniziato il tuo percorso?

Ho iniziato grazie alla mia editrice Paola Balestrazzi che è stata la prima a darmi fiducia e credere nelle mie canzoni. Tutt’ora mi accompagna in questo percorso con entusiasmo.

Tra le canzoni che hai scritto fino a oggi, c’è un brano che ti piacerebbe far cantare ad un artista in particolare?

Non saprei, di solito tendo a scrivere direttamente con l’artista. Per il resto a me basta che la sensibilità del brano venga colta dall’interprete. E’ la cosa più importante, non si può scrivere e piazzare canzoni a caso secondo me.

Amalfi è uscita da pochi giorni ma sta già riscuotendo un discreto successo, come hai vissuto il ritorno sulle scene come cantautore?

Be’ più che un ritorno è stato un vero e proprio inizio. Ho altre piccole produzioni alle spalle di cui vado molto fiero ma questa è la prima volta che sento addosso qualcosa che mi rappresenta davvero. Credo che Il brano stia andando così bene anche per questo motivo, non c’è nessuna sovrastruttura.

Il brano vede il dialetto tornare protagonista. Come vi è venuta l’idea?

La musica tradizionale, in particolare quella partenopea esiste da secoli ed è l’unica che ancora esportiamo all’estero. Non è mai morta, semplicemente delle volte ci dimentichiamo delle nostre radici e scappiamo cercando  sempre qualcosa altrove. Non è frutto di nessuna idea la scelta del dialetto, ho semplicemente lasciato spazio all’ispirazione che in quel momento mi ha suggerito questo switch.

Un amico del nord Italia mi ha chiamato dicendomi “nonostante io non abbia capito una parola di quello che canti nel ritornello, mi è arrivato”. E’ quello che succede anche a noi con la musica estera, mio padre è da una vita grande fan dei Dire Straits ma non capisce una parola di quello che cantano.

Tu sei originario di Paestum, perché la scelta di dedicare un brano proprio alla Costiera  Amalfitana?

Sono follemente innamorato della mia terra che va dalla costa cilentana fino a quella amalfitana. Ho scritto un intero concept album su Amalfi che ruota attorno alla storia di questo falegname/ poeta mancato Vito Manzo. Tramite la storia di Vito Manzo voglio raccontare in realtà quello che purtroppo succede ancora oggi. Spesso al sud non c’è molto spazio per inseguire i propri sogni o per coltivare determinati talenti. L’ho provato sulla mia pelle.

Il progetto sembra avere una forte base locale, qual è il vostro obiettivo e cosa dobbiamo aspettarci adesso?

Il prossimo passo è la pubblicazione del video ufficiale di Amalfi e ritornare in studio quanto prima per chiudere il resto delle canzoni. Voglio continuare a fare le cose in maniera tranquilla come ho fatto fino a ora. Sto usando la filosofia della lentezza per potermi permettere un prodotto sincero al 100% oggi che la musica viaggia cosi velocemente.

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