Dopo un’assenza di cinque anni, resa meno silenziosa dagli innumerevoli feat. di cui è stato protagonista, Fabri Fibra è tornato. Il suo ultimo lavoro si intitola Caos, e mai fu più azzeccato. Non esiste una linea guida generale, un libretto di istruzioni, una direzione univoca: ci sono sensazioni, suoni, intenzioni diverse in ognuna delle diciassette tracce. Si passa dall’urban al rap vecchia scuola, dal ritornello radiofonico e accattivante al “sto pezzo è senza ritornello, frega un cazzo”.

Un viaggio in cui l’artista di Senigallia porta con sé svariati nomi della scena rap e non: da Colapesce e Dimartino a Madame, passando da Salmo e Guè, Marracash e Francesca Michielin, soltanto per citarne alcuni. Ognuno ha dato un contributo fondamentale, portando ritornelli, attitudini, atmosfere. Ognuno ha aiutato a portare il focus su uno dei temi trattati: non solo sesso, soldi e droga, ma anche una serie di flussi di coscienza, più vicini alla necessità che al desiderio di scalare le hit. 

Fabri Fibra traccia per traccia

Senza musica probabilmente non sarei niente / ti giuro, non saprei che fare senza lei 

Caos ha un’Intro e un’outro: il che fa presumere un ascolto dalla prima all’ultima traccia, abitudine ormai démodé. Ad aprire il pezzo abbiamo la voce di Gino Paoli e le sue parole quando sei qui vicino a me questo soffitto viola…, mentre Fabri Fibra elenca i suoi album dagli esordi fino a oggi, compresi contratti e promozione. Auto celebrazione o meno, il tutto introduce perfettamente tutto ciò che sta per arrivare. 

Ad essere sincero, fra’, di te cazzo me ne / lo dico solo perché su ‘sto beat ci sta bene 

Seconda traccia, primo feat.: Good Fellas insieme a Rose Villain, già uscita come singolo, con ritornello che si appiccia ai pensieri immediatamente. Nomi che non si fanno, perché forse nemmeno si meritano troppa attenzione, ma che fanno danno. Una critica alla scena rap e ai suoi déjà-vu che troppo spesso la costellano. 

Non mi devi testare, brutto figlio di puttana / È penna capitalе, brutto figlio di puttana

Brutto figlio di è un pezzo alla Fibra: diretto, schietto, senza troppo pensare chiude ogni barra con un “figlio di puttana”, appunto. La sorpresa non troppo inaspettata di avere, ancora, la capacità di tornare sul beat, di ritrovarsi in cima alle classifiche, alla faccia di chi ce vo’ male. Giornalisti compresi.

Ognuno vuole un posto fisso sulla giostra / e tutti vanno fuori per l’effetto che fa

Neffa è la seconda collaborazione che incontriamo: con Sulla giostra si duetta con freschezza su ritmo r&b di opportunismo e conti da pagare. Ancora autocelebrazione, con meno pathos ma con altrettanto effetto. 

Per quest’anno non cambiare / stessa faccia presa male / Frate, siamo in troppi, pare / e fa un caldo tropicale

Stelle vede arrivare Maurizio Carucci e la sua impronta ormai immediatamente riconoscibile in un pezzo prodotto da Dardust. E che, inaspettatamente e inspiegabilmente, pone immediatamente davanti a un vero dramma: skippare, come i duri e puri skippano, o cominciare a ballare, come i figli della musica dance implorano? La seconda che hai detto. E si balla sulle magagne dei nostri tempi. 

Magiche le elezioni, a fare promesse siamo i campioni / passo l’inverno a tenervi buoni / cerco l’estate quaggiù in città 

Di belle felpe e bei sorrisi, di promesse e frustrazioni: Colapesce e Dimartino appoggiano Fabri Fibra in Propaganda. Impossibile, anche in questo caso, prevedere le reazioni di chi la musica leggera, anzi leggerissima, non la vorrebbe mai accostata al rap. Eppure sta bene, così come stavano bene i tre protagonisti vestiti da impiegati di Camera Caffè, come in un meme riuscitissimo degli Hipster democratici su Instagram. Ritornello martellante, classe politica e viscidume: la risposta a ogni tua domanda.

Le tue bugie non so se mi hanno amata per davvero / al sole eri sereno

Arrivano anche Lazza e Madame nella title track Caos, il primo dei due pezzi in cui si parla d’amore. E ovviamente di un amore che non può finire bene. Lame nel ventre, testa in pappa, fotografie da riguardare che sanno fare solo male. Il tentativo di rimettere insieme i pezzi, in un grande calderone in cui i pensieri sobbollono. 

Questi mettono like, ma io ci metto il cuore / con questa musica mi sentivo più forte

Ketama126 e Fibra insieme, dritti al punto, Pronti al peggio, in un pezzo con tanto vocoder, un po’ di testosterone e qualche pensiero porno-romantico. La notte si lascia guidare verso altri sogni, seguendo altre direzioni, spesso sbagliate.

Frate’, mi sveglio e già son triste, tiro giù tutte le serrande / poi vado a fare le interviste senza capire le domande 

Ho quarant’anni e ancora Fumo erba, rappa Fibra tutto solo. Sbalzi d’umore, attacchi di ansia, confusione e mancanza di rime: qualcuno degli effetti collaterali dell’essersi lasciato andare con le canne per cercare una via di fuga dai tanti problemi che affollano la mente. Quando Fibra scatta una fotografia si vede tutto nitidamente.

È meglio avere un morto in casa che dissare Fibra

Un altro colpo in canna per Fibra, stavolta con buone dosi di scratch: Demo nello stereo celebra ancora una volta il successo ottenuto, il platino raggiunto, il ricordo di quando il demo-tape veniva inciso su cassetta e spedito fisicamente a ogni dj nel tentativo di convincere. E ha convinto, nonostante i pronostici di chi lo credeva ormai malato.

Non dirmi che l’odio è più forte dell’amore / in fondo tutto ciò che nasce poi muore

L’inferno è sulla terra perché la gente cerca El diablo: ancora unico protagonista, Fibra racconta a modo suo di macchine di lusso e hotel a cinque stelle, dove tutto ha un prezzo e dove la rivoluzione non vede speranza. 

Finché era al top tutto bene / Ora sono senza cash, che succеde?

Amici o Nemici, nel dubbio prima ti sparo. Un racconto di fiducia mancata, di fiducia maldisposta, di fiducia malinterpretata. Diventa difficile riuscire a capire le reali intenzioni di chi ti sta vicino quando il successo e i soldi ti accompagnano. Ancora uno spazio di riflessione, stanco e distaccato nei toni ma non nella sensazione che sa lasciare. 

Odio il Vaticano, ti prego, Dio, dammi una mano / anzi, dammi un palco, è tempo di riscatto

Tornano i feat., e lo fanno con l’arroganza di Gué e di Salmo, su una base far west: Cocaine. Un rap adulto e vaccinato, un ritornello stressato, un crescendo di sensazioni, finché Salmo non lancia il cuore oltre l’ostacolo e un pianoforte conduce fino alla traccia successiva. 

Pensavo con le rime di fare la storia / ma col tempo chissà, mi è passata la voglia 

E il piano continua a suonare anche su Noia, un pezzo imponente e complicato che cambia atmosfera continuando a cambiare forma. Si inserisce anche Marracash in quello che ha tutta l’aria di essere un flusso di coscienza inevitabile, che contiene un estratto di un’intervista a Charles Bukowski: 

Lascia che si preoccupino della tua anima 
E continua a scrivere 
Gli elogi ti rammolliscono 
La fama tende a indebolirti 
La fama è una forma di elogio”.

Se non ti posso avere io mi stacco il cuore / hai un tatuaggio sulla mano col mio nome

Nessuno è il racconto fotografico di una storia cupa, di gesti folli e di preghiere in gola, quando la logica abbandona il campo e lascia posto al più cieco amore. Cruda, greve, da sirene in lontananza e poesie scritte senza qualcuno che ha voglia di leggerle, con la tenacia di chi trova le luci spente ma continua ugualmente a citofonare, nonostante tutto. 

Essere se stessi è sempre più difficile / c‘è sempre un modello vincente da seguire 

Con Francesca Michielin, anche in veste di produttore, si chiude il lungo elenco di collaborazioni che ha dato vita a Caos. Il pezzo si chiama Liberi e torna a strizzare l’occhio al pop, mentre racconta di logiche da social network, di condivisione forzata e di sensazione di inadeguatezza nel confronto continuo con quello che gli altri dicono di essere. 

E lo so che non va più di moda fare l’outro perché nessuno ascolta più i dischi dall’inizio alla fine / ma vaffanculo questa è l’outro

Outro immancabile, altra fotografia dove i pensieri seguono il rullante e azzerano il ritornello. Un esempio di quel che Fibra sa fare quando si lascia andare e lascia scorrere la base perché spacca. Si prende il suo spazio e il suo tempo, anche per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato al progetto Caos, se stesso in primis. 

Diverse chiavi di lettura, diversi livelli di intenzione, dall’intrattenimento alla necessità, dalla voglia di stupire al bisogno di farsi comprendere: è ancora impossibile restare indifferenti quando Fibra si lascia andare.

Genere musicale: hip hop

Se ti piace Fabri Fibra ascolta anche: Marracash

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