11 Windows è il nuovo album del polistrumentista Giacomo Riggi. Si tratta del quinto lavoro discografico – secondo di taglio cantautoriale – del compositore toscano, che questa volta si mette in gioco pubblicando un disco dai connotati del songwriting internazionale con uno sviluppo che parte dalla lingua italiana, passando per lo spagnolo e infine all’inglese.
Giacomo Riggi si muove con estrema sicurezza tra partiture classiche e il songbook jazz più consumato. Ha il groove nel sangue e una solida formazione che deriva dai grandi artisti del passato, ma respira il sound dei suoi contemporanei come Robert Glasper, Chris Dave & the Drumhedz, Terrace Martin, Moonchild e tutta quella generazione di musicisti provenienti dal jazz, dal funk e dal rap, che hanno rilanciato nel mondo un meltin’ pot oggi irrinunciabile.
Questo background fa di Giacomo Riggi un musicista molto versatile, capace di passare da collaborazioni prettamente jazzistiche con artisti come Tony Scott, Danilo Rea, Paul Mc Candless, Tino Tracanna, passando per interpreti trasversali come Cristina Zavalloni e lavori di alto profilo in àmbito classico come con il Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Regionale Toscana, la Filarmonica Arturo Toscanini di Parma fino a grandi produzioni internazionali come il Cirque Du Soleil.
Giacomo Riggi traccia per traccia
C’è un’estrema dolcezza nell’incipit del disco: Chissà se ascolterai avvolge la propria qualità melodica attorno a sonorità che si allargano fino a sensazioni jazz.
Pianoforte a raccontare un ritorno a casa con Tutto da organizzare, con Simone Graziano, altro brano molto morbido che tira le fila di una vita che ha incontrato qualche cambiamento imprevisto.
Giacche nuove e rasatura per celebrare Delicate Speranze, che vede la partecipazione di Samuel Torres, finendo in un gorgogliare di percussioni e di suoni.
Stava in una stanza, quello di Gino Paoli. Invece quello di Riggi diventa Il cielo in una tasca, con al centro la voce di Carolina Bubbico, adatta ai numerosi saliscendi della canzone.
Seimila note, cori e un flauto per C.B., con Steve Kujala, brano che assume identità jazz più definite, con qualche inclinazione tropicale. E a proposito di tropici, ecco una Hystoria de otro yo, morbidissima e sommessa.
Si cambia lingua ma non sensazioni con un altro brano morbido e anche vagamente misterioso, come Climb your ladder. Hidden reasons invece ha un piglio molto più dinamico e anche nervoso, soprattutto in virtù del lavoro di drumming. Il brano è sfaccettato e mutevole, attraversa fasi diverse e cambia ritmo più volte, quasi fosse una breve suite.
E a proposito di brevi suite e di atmosfere mutevoli: la seguente Hurry Up evolve rapidamente in una sorte di piccola piéce tra teatro e musical, con fiati e strumentistica assortita. Quasi senza soluzione di continuità, ecco una più notturna Desperate Call.
Si chiude con You Know I Will, insieme a Jayden Sierra e Claudio Filippini, per un’uscita dal disco morbida ma non troppo malinconica con qualche indizio hip hop e cori quasi da Manhattan Transfer.
Quasi due lavori in uno, per Giacomo Riggi, che sembra seguire per la seconda parte, quella in inglese, una linea diversa rispetto a quella della prima, più eclettica ma meno compatta. Ne risulta un lavoro complesso ma godibile. Un sapore jazz complessivo che si sposa bene con il carattere cantautorale, seppure versatile, del lavoro.
Genere musicale: jazz, canzone d’autore
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