Giacomo Zanus, musicista italiano attivo nel campo della musica jazz contemporanea e della musica improvvisata, pubblica il nuovo lavoro, Kora. Disco d’esordio, esce per l’etichetta indipendente Aut Records: il progetto è nato nel 2019 dalla volontà di approfondire il processo di composizione e improvvisazione libera lavorando a diversi linguaggi e strutture.
Kora comprende 9 tracce originali tra evocazioni cinematografiche, experimental music, jazz contemporaneo e folk-Americana, prodotto e registrato in collaborazione con il chitarrista, produttore “Asso” Stefana (Vinicio Capossela, Guano Padano, P.J.Harvey, Sam Amidon, Marc Ribot).
Giacomo Zanus traccia per traccia
Il primo movimento ha per titolo Every Little Gift has a Little Secret e parte con calma e qualche pizzico di oscurità sulle esplorazioni della chitarra. Siamo in un territorio che sta tra il jazz e il post rock, che si presta a ulteriori escursioni su orizzonti piuttosto liberi, arricchiti dall’apporto delle percussioni. Il percorso si richiude in modo gentile, con piccoli suoni argentini.
Più drammatica fin dalle prime note di pianoforte, ecco Something Lost, Something Gained: qui l’andamento è più lento e lascia maggiore spazio a una chitarra che non si limita a seguire la propria linea ma si mette a giocare con gli effetti, ora gorgogliando, ora lanciando segnali.
Un battito continuo e preciso contraddistingue Let Kindness Lift Your Soul, che vede altrettanto il piano dettare la linea, e la chitarra e gli altri strumenti scombinare l’impaginato. Dopo essersi scomposto un po’, il tracciato torna chiaro e ora molto più jazz, con il pianoforte libero di seguire le proprie trame, inseguito soltanto dal contrabbasso.
Un po’ più fluida e narrativa Charmolypi/Mystikòs, che a dispetto del nome greco suona piuttosto Americana, quasi con spirito di frontiera, ma più contemplativo che avventuriero. Il brano però si prolunga e viene a percorrere atmosfere più oscure, benché comunque coerenti con le idee iniziali.
Si passa poi attraverso Prayer, una preghiera molto sotterranea e serpeggiante, costruita su piccoli suoni e movenze improvvise. Che poi si innalza di qualche palmo e si concede attimi di concentrazione. Breve e dolce, in controtendenza, ecco poi And then we looked up at the stars.
Voci di contorno e note del basso aprono The Dream not Yet Dreamed, un sogno che ha echi e caratteri abbastanza indistinti. La chitarra interviene a conferire suggestione ed epicità, ma anche a contrassegnare un passaggio a un grado di organizzazione superiore del brano.
Piccole sensazioni al limite quelle che animano E tu, che cosa cerchi?, domanda senza risposta che anche in questo caso parte dalle iniziative del contrabbasso. Poi il discorso si scompone e si frammenta. La chiusura è solenne: è quella di Postludium, che apre con l’organo e procede con lentezza verso la conclusione.
Giacomo Zanus e i suoi musicisti pubblicano un disco che sa di jazz ma che conosce poche limitazioni di genere, frutto di uno spirito esploratore che parte dall’abilità tecnica ma non si ferma a rimirarsi. Un ottimo risultato, soprattutto considerando che si tratta di un esordio.
Genere musicale: jazz
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