Dopo cinque anni dall’uscita del disco omonimo, il progetto elettronico trevigiano Giudah! torna con un nuovo disco: Failures. Un disco che ha una storia travagliata fatta di rivoluzioni interne nella formazione e del passaggio obbligato attraverso la pandemia e i lockdown. Il risultato è un disco eterogeneo, fatto di brani molto diversi tra loro, sia per stile compositivo, sia per arrangiamenti e master.
Parte dei brani è stata composta, suonata, arrangiata e registrata in collaborazione con Maurizio DeSalvo e Alessio Ruggeri, mentre le restanti sono state tutte prodotte unicamente da Federico Rosada. I brani di Failures passano dall’ambient al rock, dall’elettronica del disco precedente fino alle distorsioni di chitarra. Questo disco è quindi un viaggio dentro a un periodo che va dal 2016 al 2021, dove lo stile di Giudah! si evolve, muta, si trasforma, senza mai perdere le caratteristiche che lo contraddistinguono.
Giudah! traccia per traccia
Si parte parlando di Wendy Arnold, in un pezzo che si configura in salita graduale ma utilizza i loop anche per decelerare, in un saliscendi continuo e molto brit e anni Novanta.
Pulsazioni varie al principio di Colors Empire, che poi fa entrare un battito netto e pulito, oltre a un’atmosfera decisamente new wave. Il pezzo poi si inoltra in cunicoli sotterranei e si capisce che l’ “impero” prevede colori sempre più scuri.
C’è una Ballerina che gira, all’interno di un brano che diffonde un’atmosfera morbida ma inquieta, con qualche glitch elettronico e qualche crepa sui muri.
Si viaggia a loop nell’introduzione di You Can’t Stop Me Now, affermazione piuttosto impegnativa che però è portata avanti in modo malinconico più che assertivo.
Voci che si alzano in maniera graduale, sollevandosi sopra un background sonoro che mette insieme idee dance e un pianoforte particolarmente melodico caratterizzano Côte de nuit.
Breve e aggressiva, ecco poi Doggerel, con la chitarra davvero in evidenza per la prima volta nel disco. Si chiude con una moderatamente triste Swallow, che ha modalità piuttosto rock.
Lavoro estremamente interessante quello dei Giudah!, che amalgamano le influenze e ne fanno emergere una miscela del tutto personale e sempre più consapevole.