Giulio Casale, “Cinque anni”: la recensione

Nome importante del rock italiano alternativo degli anni Novanta con i suoi Estra, Giulio Casale ha negli ultimi anni trovato la forza e la voglia di rilanciare la sua carriera. La sua voce forte e caratteristica è il perno attorno al quale ruota Cinque anni, il nuovo ep composto da cinque canzoni, d’autore ma in senso “allargato”, colorate da sonorità contemporanee.
Giulio Casale traccia per traccia
Il passo d’apertura è Resto io, che parte da molto lontano aggiungendo, frammento dopo frammento, gli elementi di un puzzle sonoro complesso ma fluido. Animata fin dalle prime battute Tutto Cadeva, con qualche spunto ironico che scivola su una superficie sonora liscia e lucida.
Scolorando Bice è probabilmente il pezzo più originale dell’ep, anche per il conflitto fra la natura cantautorale del brano e una struttura sonora obliqua e curiosa, con citazione dei Joy Division nel finale. Coscienza C è più proclamata che cantata, scegliendo anche in questo caso strade decisamente alternative e molto elettriche. La chiusura dell’ep, con Sono Corpo, ha una sostanza molto diretta e rock, anche se il testo segue percorsi narrativi e mnemonici del tutto propri.
La transizione da “cantante della band” a cantautore non è sempre semplice né indolore. Si dirà: Giulio Casale però ha avuto molto tempo per prepararsi, ma a volte il tempo non basta. Ma la personalità di Casale è maturata e si è conformata al nuovo personaggio, così l’uomo coi tagli è riuscito ad ammorbidire qualche spigolo senza rinunciare alla propria personalità.