Testo e foto di Chiara Orsetti
I problemi non hanno età, ma spesso la musica che aiuta a renderli più sopportabili divide le generazioni, che nella serata di domenica 22 luglio ha visto protagonisti gli ascoltatori più giovani. Stesso palco, diversa atmosfera, ma è sempre Goa Boa Festival di Genova. E sempre vivo è l’entusiasmo di chi ha voglia di cantare, ballare e di fottersene di quanto succede al di là delle casse, al di là dei cancelli. È domenica, ha smesso di piovere anche se il cielo continua a essere minaccioso, e appena aprono i cancelli i ragazzi arrivano correndo alle transenne, quasi increduli di essere i primi e di poter stare così vicini all’idolo della serata, Mario, Tedua. Prima di lui una carrellata di artisti affini al rap, con un paio di punte di diamante della categoria. Ma andiamo con ordine.
Il primo a salire sul palco è Arashi, giovane promessa della scena milanese, accolto con entusiasmo dal pubblico già bello carico. Canta Fiori Rossi, tra le altre, interessante ritmicamente e testualmente. Gli artisti sul palco si susseguono piuttosto velocemente, dopo poco è già il turno della Bilogang, composta da tre colorati ragazzi che fanno divertire e si divertono, in mezzo a una pioggia di bottigliette d’acqua volanti, a giacche di jeans anni ‘90 e maglie della stessa epoca rosa fluo. Tra i brani eseguiti, la divertente Un due tre stella è quella che fa muovere di più.
Attesa, non troppo lunga, mentre al Red Bull continuano a suonare esponenti della scena locale, sempre in tema con la serata. In tanti approfittano per mangiare e bere, ché l’atmosfera si sta scaldando velocemente e non ci si può allontanare più di tanto.
Ecco arrivare sul main stage Achille Lauro, uno dei personaggi più controversi, colorati, discussi, forse anche discutibili di questo 2018 musicale. Il suo look parla per lui: pantaloni e gilet nero a pelle super tatuata, foulard colorato, scarpe con fibbia irrimediabilmente Gucci, occhiali da sole e catene al collo e ai polsi. E per quanto discutibile possa essere, Achille cattura. Non solo per il sound, curato come quello di pochi artisti che si muovono in zona trap, ma anche per l’atteggiamento da primadonna senza mezzi termini amante delle apparenze, ma anche dei contenuti.
Canta Thoiry Remix, Bvlgari, Ulalala, Angelo Blu. E tra un pezzo e l’altro toglie il foulard, il gilet, sbottona i pantaloni e vorrebbe che anche il pubblico rimanesse senza vestiti, che posasse i cellulari e che partecipasse alla sua idea di concerto, personale, lontana dal “benpensare”, ma totalmente appartenente al primo in Italia che quello che dice l’ha fatto. Insieme a lui, sul palco, un altro incontenibile, Boss Doms, l’affascinante producer che collabora ormai stabilmente con Lauro. Pillole di follia, sballo lucido, ritorno alla realtà. Di nuovo cambio palco.
Reduce dal concerto evento di Calcutta a Latina (anzi, Calcutta concerto di) ecco sbarcare dal suo missile Frah Quintale, promessa mantenuta dell’indie che può vantare collaborazioni con artisti altrettanto pregevoli, da Giorgio Poi a Carl Brave, giusto per citarne un paio. Ed è proprio con i brani che vedono protagonisti i due colleghi che si scatena la folla, Missili e Chapeau, tracce conosciute anche da chi stasera ha occhi solo per Tedua… e non manca di farlo notare.
Dissapore, lieve, quando tra un pezzo e l’altro il pubblico incita il suo idolo a gran voce, mancando di rispetto a chi sul palco sta suonando i suoi pezzi. Il senso di un festival si è perso per qualche istante. Ma si va avanti, Frah sa tenere il palco e non delude: si alternano Hai visto mai, Si Ah!, Cratere, 8 miliardi di persone, Sui treni la notte e i vari singoli che sono stati rinchiusi in un unico grande gioiellino indie che è Lungolinea. Divertente, a volte irriverente, ma con la faccia pulita di chi per amore ha sofferto ma mica ha voglia di arrendersi.
Sul palco Red Bull si esibisce, nella penombra, The André, ma risulta impossibile allontanarsi in mezzo ai ragazzi ormai eccitati all’inverosimile per l’imminente arrivo sul palco di Tedua. Nell’attesa si esibisce un altro giovane genovese, Cromo, sul palco del Goa Boa anche lo scorso anno, che regala gioia ai fan con un’esibizione rapida ed energica. Tonico e Cromito Loco, due dei suoi pezzi di maggior successo, spianano la strada all’headliner della serata.
Ed eccolo Tedua, con la camicia rossa a fiori, la faccia da impunito che fa capire perché piaccia così tanto. Sul palco è insieme a Chris Nolan, direttore d’orchestra di un ensemble di carica e rabbia. Mario sa muoversi bene, nonostante i suoi 24 anni sembra un leone appena uscito da una gabbia pronto a divorarsi il mondo.
Ad aiutarlo, senza dubbio, il calore del suo pubblico, quasi devoto, che recita a memoria ogni singola parola delle sue canzoni, che lo incita urlando, saltando, qualcuno anche piangendo. Il suo ultimo lavoro, Mowgli, è stato un vero e proprio trionfo, soprattutto qui, a Genova, la sua città, “che cerca la sostanza e non l’apparenza”, come a Milano accade secondo il rapper. Hit come Fashion Week, Vertigini, Sangue Misto sono in grado di far venire giù l’Arena del Mare, mentre i genitori aspettano pazienti che arrivi la fine della serata, una delle più ricche di questa edizione del Festival.
Dopo il gran finale, con staff al completo sul palco insieme alla star, è arrivata l’ora dell’unica donna a calcare il palco del Goa Boa di quest’anno (almeno fino a mercoledì, quando sarà la volta dei Coma_Cose). M¥SS KETA, una donna che conta, rigorosamente con mascherina sul volto, che non toglie neanche per bere e per fumare, occhiali da sole, gonnellina di lattice nero e voglia di far ballare, di provocare, di eccitare. L’aftershow prosegue ben oltre la mezzanotte, nonostante gran parte dei ragazzi abbia lasciato l’Arena, con il suono delle casse vivo nelle orecchie, che va tempo con i battiti del cuore, impazziti per aver avuto così vicino chi ha dato forma al proprio sentire.