Happy Skeleton è il nome d’arte di Davide Delmonte. Il progetto musicale nasce nell’inverno del 2008 con sonorità alt-rock/grunge. Di recente ha pubblicato Exit Strategy, un album in divenire. Il disco non è stato pubblicato in maniera tradizionale, ma ogni mese (generalmente il primo giorno del mese) Delmonte ha pubblicato sulla sua pagina YouTube un brano.
Le pubblicazioni sono iniziate il 30 aprile 2018 e sono terminate il 30 aprile 2019. L’album è stato completamente suonato, registrato, mixato e masterizzato da Davide Delmonte e contiene dodici brani. La pubblicazione tramite CdBaby, su tutti i canali digitali e nel suo completo, è avvenuta in data 1° giugno 2019. Lo abbiamo intervistato.
Ho letto che il tuo percorso musicale inizia simbolicamente con un incidente stradale dal quale sei uscito illeso. Qual è stata la molla emotiva che ti ha messo di fronte all’opportunità di fare musica in modo “serio”?
Sì, tutto è nato da lì. Era un giorno di gennaio, pioggia lieve, ero in macchina con due amici. All’improvviso perdo il controllo dell’auto, la macchina va su due ruote, controsterzo e poi l’auto, letteralmente, vola. La fortuna ha voluto che l’atterraggio fosse assistito, infatti siamo atterrati sul tendone di una vigna che ha attutito il tutto. Eravamo tutti illesi.
Alla radio passavano Should I stay or should I go? dei Clash e la vigna era di fronte a un cimitero. Questa esperienza mi ha scaraventato il faccia la fatalità e la sua imprevedibilità, quindi volevo suonare e allora ho deciso di farlo.
Prima del progetto Happy Skeleton avevo militato, ancora adolescente, in una garage band, i “My Chronic Dope”, di cui ero cantante, chitarrista ritmico e compositore. La band si sciolse e le opzioni erano due, smettere o continuare. La mia scelta è stata la seconda, continuare a suonare. Ho deciso quindi di mettermi in proprio e fare ciò che più mi piace, suonare: nasce così Happy Skeleton.
Hai pubblicato “Exit Strategy” un pezzo alla volta: che cosa ti ha spinto a questa “strategia” e a posteriori pensi che sia stata una buona idea?
Tutto è nato come un probabile “pesce d’aprile”, con un post scritto il primo aprile sulla mia pagina Facebook in cui dicevo che avrei pubblicato un nuovo album, condividendo un brano al mese per un anno. Dallo scherzo sono passato invece ai fatti e il 30 aprile 2018 ho pubblicato Sun, il primo brano dell’album Exit Strategy.
Ogni mese, generalmente il primo giorno del mese, ho continuato a pubblicare un brano e il 30 aprile 2019, a un anno esatto dalla prima pubblicazione, ho terminato così il disco. La pubblicazione ufficiale su tutti i canali digitali, tramite distribuzione CdBaby, è avvenuta invece il primo giugno 2019. Ho deciso di attuare questa strategia per due motivi fondamentali.
Primo, registrando tutto da solo e lavorando contemporaneamente (avevo già l’esperienza del secondo disco “The Whole Damn System” registrato a casa fra il 2013 e il 2015) non avrei avuto tempo di terminare tutto il disco in un anno perché mi sarebbe pesato troppo, invece, componendo “a rate”, sono riuscito a distribuire il lavoro in maniera più consona e con meno stress.
Secondo, con l’overdose di musica presente oggi, con la soglia attentiva che si è abbassata sempre più a causa dei milioni di input che l’era digitale ci costringe a sopportare, pubblicare direttamente un album underground nella sua interezza avrebbe significato un minore ascolto da parte del pubblico, invece pubblicando un brano al mese ho avuto modo di far ascoltare il disco pezzo per pezzo.
Purtroppo non siamo più abituati ad ascoltare un cd nel lettore, a fermarci 50 minuti e sentirlo tutto, ad apprezzare tutte le sue sfumature. Lo streaming ha cambiato le nostre abitudini e ora ascoltiamo 1 minuto di un brano di un disco e subito dopo 1 minuto di un brano di un altro artista e di un altro album. Prima c’erano i dischi, ora ci sono le playlist e dobbiamo prenderne atto.
Collocherei la tua musica in piena dark wave. Che cosa apprezzi di più di questo genere?
Questo disco sicuramente prende spunto dalla dark wave e dall’industrial, oltre che dall’elettronica più dark. Infatti a differenza dei primi due album in cui il sound aveva una matrice grunge e alt-rock, ho deciso di mettere temporaneamente da parte le chitarre e intraprendere la via dell’elettronica, fra synth, tastiere e drum machine.
Erano mesi che continuavo ad ascoltare i Nine Inch Nails (soprattuto Right Where It Belongs, Piggy, Burn e Hurt le mie preferite del gruppo), Depeche Mode e band storiche della dark wave come The Sound e i Cure, mentre contemporaneamente ascoltavo l’elettronica di Moderat, Moby e Trentemoller. Questi ascolti mi hanno spinto a sperimentare una composizione completamente differente da quella mia solita, che partiva appunto dalle chitarre, partendo invece da tastiere e drum machine.
L’esperimento mi è piaciuto e ho deciso allora di condividerlo, creando un disco dal nulla, mese per mese. Nello stesso periodo ho partecipato ad una compilation, The Seahorse Tribute To The Sound edita il 5 ottobre 2018, prodotta dalla mia vecchia casa discografica (con cui ho pubblicato il primo disco “Coffee & Cigarette Club”, l’unico non autoprodotto), la Seahorse Recordings di Paolo Messere.
In questa compilation varie band, del roster della label e non, hanno riarrangiato e coverizzato brani dei The Sound, io nello specifico ho coverizzato Missiles traccia numero 5 dell’album Jeopardy, un album incredibile. Infine da febbraio 2019 ho iniziato una collaborazione con l’artista pugliese di musica elettronica Daniele Raguso aka A Copy For Collapse, facendo un remix con creazione di parte vocale per il suo brano strumentale No Failure. Questa collaborazione continuerà, infatti due brani del suo prossimo disco avranno una mia composizione vocale.
Come nasce Airflow?
Airflow, traccia numero 8 dell’album, richiama più un trip hop alla Massive Attack, altro genere che amo. Insieme a Le Rouge brano del mio primo disco, Airflow è l’altro pezzo che conduce il progetto a Bristol. Dal punto di vista della composizione sono partito in questo caso dalla batteria e dalle drum machine, per poi passare alle tastiere e alla voce. La canzone parte lenta per poi prendere velocità e accelerare sempre più nel finale.
Quali saranno i tuoi prossimi passi? Appuntamenti dal vivo?
Ho già in programma un altro disco, questa volta l’ispirazione saranno i Black Rebel Motorcycle Club e un rock più duro e puro. Sono pronte già le demo di una decina di pezzi, ma tutto dipenderà dal tempo a mia disposizione, quindi la sua pubblicazione potrà essere fra un anno come fra qualche anno.
Per quanto riguarda i live è doveroso ringraziare la mia live band che mi consente di eseguire i brani così come nati sul disco, ossia formato band, con inoltre un importante maturazione del sound grazie alla loro esperienza che va così ad arricchire le sonorità dei pezzi, riarrangiati insieme per i live.
La live band è composta da: Vanni Liguigli (chitarra solista), Andrea Piangiolino (batteria), Giuseppe Dalano (basso) e me, Davide Delmonte [aka Happy Skeleton] (voce / chitarra ritmica). Siamo appena stati a Potenza a partecipare alle selezioni del “Woody Groove Festival”. In questi mesi abbiamo suonato in giro per la provincia di Bari in diversi locali. Nei prossimi mesi sicuramente continueremo a suonare. Un saluto e grazie.
Happy Skeleton traccia per traccia
Con molte tentatizioni industrial e una struttura a stop and go ripetuti, ecco Sun, che apre il disco su toni decisamente oscuri.
Molto più estrema e gridata Underdog, con l’influenze di gruppi come i Prodigy in buona evidenza.
Un po’ più tranquille ma non meno oscure e inquiete le sensazioni trasmesse da Lost, che procede lenta e piuttosto solenne, un passo alla volta.
Ci si muove su atmosfere più ricche di sensazioni taglienti con Escape, mentre Grim è un pezzo di “attraversamento”, dinamico e filtrato.
Parte da lontano ma arriva molto in fretta Sober, quasi giocosa nei suoi ritmi punk. Because shit happens abbassa un po’ i ritmi ma continua nella stuttura ritmica a loop, con i Depeche sullo sfondo.
Airflow ha un passo contenuto e cadenzato, un certo senso del dramma e una cesura interna che spezza in due il brano.
Si procede poi con Bluff, in cui la voce prende il sopravvento. Al contrario si rimane sullo strumentale a lungo con i percorsi sotterranei e colorati di Delete.
Wait recupera passo e impeto, per un brano dai tratti molto marcati e decisi. Si esce dal disco attraverso Exit, pezzo elettronico e ventoso, con una malinconia distribuita ma non troppo severa.
Circordato dalla propria aura oscura, il nuovo disco di Happy Skeleton colpisce per versatilità e per la consapevolezza con cui sono gestite le forze in campo.