Il Giardino, “Medusa”: recensione e streaming

Si chiama Medusa il nuovo album della band sassarese Il Giardino. A più di un anno dalla pubblicazione de Il mondo in due, il gruppo sardo giunge al secondo capitolo con un disco incentrato sul tema della bellezza, mettendo in risalto come, grazie a essa, l’uomo possa diventare succube e schiavo di ciò che in realtà lo affligge.
Le dipendenze sono un altro tema centrale di Medusa, siano esse dovute a sostanze stupefacenti, sia al dover apparire a tutti i costi e far credere agli altri di essere qualcosa che non si è. Il risentimento mascherato e la statica accettazione della propria condizione fanno da cornice a questo lavoro.
Il Giardino traccia per traccia
Si parte proprio dalla title track Medusa, canzone rock che agisce a due livelli, così come due sono le modalità del cantato: una più insinuante e una più urlata. Introduzione elettronica, poi direzione rock per Bel rumore, alla ricerca di movimento e di intensità.
Con Nessun rancore emerge qualche lato pop, nonché il suono delle tastiere, pur irrobustito da un drumming potente e continuo. Bambole di carta appunta la propria attenzione su abitudini politiche e pubbliche, costruendo una canzone di medio rock con qualche esplosione di batteria. Toni molto più initimi e personali quelli dell’apertura di Vaniglia, che poi alza il livello del rumore anche grazie a contributi elettronici.
Non fare il punk! si appunta su abitudini e tendenze, mentre Cicatrici apre con risonanze profonde di chitarra e qualche riferimento a un rock un po’ più antico. Si chiude con Anemone, ballata classica ma anche completata da dosi di rock robusto e sincero.
Un disco di rock onesto, quello de Il Giardino. Le otto canzoni esprimono un andamento lineare ma anche sonorità spesso ricche e di buon valore.