Lo chiamano Dap, per abbreviare quel cognome, “D’Apolito”, che sicuramente gli avrà reso la vita un inferno a scuola, in Comune e in altri luoghi ufficiali (tutto attaccato? Staccato? Con quante “p”? Con tre “t”?). Le tre lettere comunque sottolineano una passione che lo ha portato a scrivere canzoni in inglese, con una netta ascendenza folk: il suo primo disco si chiama Resonances (e lo abbiamo recensito qui). Gli abbiamo fatto qualche domanda.
Puoi raccontare la tua storia fin qui?
DAP nasce nel 2010 in camera mia tra chitarre pianoforti incertezze e speranze, un po’ per urgenza, un po’ per necessità, scrivere musica è sempre stato un modo per sublimare le angherie e le bellezze della vita.
Nel corso del tempo DAP diventa un progetto con una formazione che ha avuto come in natura diversi momenti fino ad arrivare all’attuale line-up composta da Toto Giornelli al basso, Claudio Toldonato alle elettriche e Antonio Marianella alla batteria. Nel 2012 l’incontro con Daniele Sinigallia pone le basi del primo lavoro in studio “Resonances”, uscito sotto la Toto Sound Records l’11 ottobre 2015.
Mi sembra che il disco scorra in modo molto fluido e rilassato. La sua realizzazione è stata altrettanto “morbida” oppure hai dovuto affrontare difficoltà? Come sono andate le lavorazioni?
Sono contento che risulti fluido! In realtà la lavorazione è stata lunga e ricca di imprevisti, cambi di formazione, cambi di studio, una bella prova, ma forse proprio questa prova ha confermato la verità che ho voluto lasciare ai brani. Il processo creativo sembra semplice ma in realtà è come una seduta di psicoterapia avanzata! E’ stato un vero momento di crescita per me che mi ha dato tanto e mi ha reso ancora più solido. E’ stato bellissimo vedere nascere il proprio bambino musicale e abbracciarlo per quello che veramente è.
Il tuo disco può contare su molti e importanti “featuring”, come di rado capita a un esordiente. Puoi parlare di come hai conosciuto e come hai lavorato con Paola Fecarotta, Daniele Sinigallia e gli altri collaboratori del disco?
Sono molto fortunato e grato a tutte le meravigliose persone che hanno collaborato a “Resonances”, in primis Daniele Sinigallia che ha curato le registrazioni missaggio e masterizzazione nonché la produzione artistica di alcuni dei brani e che ha sopportato con grande tatto tutte le problematiche e le incertezze di un artista agli esordi.
Paola Fecarotta (tromba in “Stromboli”) e Sara Sileo (voce in “Stromboli”) sono due colleghe e amiche che ho conosciuto negli anni dell’accademia S. Louis College of Music, così come Vahimiti Cenci (voce in “NotAgain”) ed Emanuele Jorma Gasperi, il quale ha fatto parte della formazione originaria DAP e con cui ho condiviso tanti altri palchi e progetti. Infine c’è Alessio Magliocchetti alla chitarra resofonica in “Not Again”, amico di famiglia ed una delle prime ispirazioni chitarristiche che ho conosciuto in giovinezza.
Dap: il desiderio di libertà
Come nasce “Independence Day”, che ha un andamento piuttosto sorprendente?
“Independence Day” è nata in camera mia in 10 minuti, è una canzone che parla di non corrispondenza e del desiderio di uscire fuori da quelle dinamiche che ti tengono attaccato a ciò che in realtà non ti desidera. In questo caso avevo perso la testa per questa ragazza a cui ho dedicato le mie attenzioni per più di due anni senza cavarne molto! L’aria romantica e incantata viene spazzata via dallo special decisamente più bluesy che rappresenta la cesura e il desiderio di libertà! E’ un brano a cui sono molto legato.
Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?
Chitarra acustica, pianoforte, basso, batteria e chitarra elettrica sono il fondamento, su “Crossroads” compare anche l’harmonium indiano, un organetto incredibile capace di aprirti il cuore in mille parti! Le registrazioni sono avvenute tutte in analogico con un bel banco inglese cercando di mantenere il più possibile il senso di verità e materialità del suono acustico.
Chi è l’artista indipendente italiano che stimi di più in questo momento e perché?
Ce ne sono molti: Livia Ferri, Katres, Armaud, ultimamente ho scoperto questo ragazzo molto talentuoso che si esibisce sotto il nome d’arte di The Sleeping Tree. Per fortuna ci sono ancora tante cose molto valide nonostante la difficoltà che caratterizza il mondo della musica emergente.