Il loro ultimo lavoro si chiama Aldilà: gli Airway sono ormai dei veterani del rock indipendente italiano e hanno di recente pubblicato il nuovo (e quarto) album di inediti, un disco molto solido e con svariati riferimenti alle questioni post-mortem. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la band.
Prima le domande ovvie: perché un disco che spesso tratta il tema della morte, a partire dal titolo?
Il tema effettivamente ricorre in più di un brano (anche se non in tutto l’album); la decisione di affrontare questo argomento, ci rendiamo conto non semplice né tantomeno “pop”, è stata frutto di numerose riflessioni e incontri che hanno accompagnato l’anno abbondante di scrittura di “Aldilà”.
Se partiamo dal presupposto che la morte sia l’unica cosa sicura della nostra vita terrena, forse non è così assurdo parlarne, specialmente in un mondo che tende a trattare l’argomento come un tabù quando invece potrebbe essere affrontato con grande serenità e accettazione; da sempre, tutte le forme d’arte si sono poste delle domande, anche piuttosto scomode, rispetto alla vita e al suo significato… Questo disco porta con sé alcune di quelle domande e altrettanti tentativi di risposta.
Il disco ha richiesto un anno di lavorazione, in cui avete anche smesso di suonare dal vivo: un disco “difficile” oppure avete avuto l’esigenza di concentrare tutto le energie?
Più cresciamo più ci rendiamo conto che la nostra band diventa come un corpo umano, con i suoi ritmi che mutano col trascorrere del tempo. Una delle cose di cui non possiamo più fare a meno è legata al prenderci i nostri tempi, rispettare il nostro equilibrio e conseguentemente rispettarci anche tra di noi come singoli individui. Questo è il motivo per cui ci siamo presi del tempo per scrivere “Aldilà”: per rispettare dei ritmi naturali.
Perché avete sclto di lavorare con Sandro Franchin? Come vi siete trovati nel suddividere la produzione tra lui, Paolo Bertoncello e Maurizio Baggio?
La scelta di lavorare con Sandro Franchin è stata una fortuna; lo conoscevamo da un pezzo (davvero, da quando abbiamo iniziato a suonare a 13 anni praticamente) e le nostre strade si sono incrociate nuovamente per puro caso; dopo aver ascoltato alcuni provini di quello che sarebbe poi diventato “Aldilà”, si è offerto di aiutarci nella produzione delle parti strumentali e noi non ci abbiamo pensato un attimo ad accettare…lui è davvero Maestro dietro al mixer ed ha lavorato con i più grandi della musica internazionale. Il suo lavoro si è integrato poi alla perfezione con quello di Paolo Bertoncello del Putrefashion studio e con quello di Maurizio Baggio del “nostro” Hate Studio che ha curato voci, mix e master.
Airway: street heroes e poesia musicale
“Brillo più di te” nasce dalla collaborazione con Ricky Bizzarro: come nasce la vostra conoscenza e come è nata la canzone?
Ricky è uno di quei personaggi che non puoi non conoscere se hai a che fare con l’ambiente musicale di Treviso. Nella nostra città lui è considerato uno “street hero” perché non si è mai allontanato dai luoghi nei quali è cresciuto e ha sempre dedicato loro delle pagine di “poesia musicale” che alcuni di noi sono stati abituati ad ascoltare sin da piccolini. Non sappiamo bene come si sia accorto di noi, fatto sta che una sera d’estate ci ha incontrato in centro città e ci ha detto “Ragazzi, sto scrivendo un pezzo su misura per voi, ve lo mando e mi fate sapere che ne pensate!” Pochi giorni dopo lo stavamo già arrangiando in studio da noi e così è nata “Brillo più di te”.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Per non dilungarci troppo, possiamo semplicemente dire che oltre ai classici strumenti a cui il nostro pubblico è abituato (quindi due chitarre, basso e batteria) sono stati inseriti in alcuni pezzi degli strumenti molto suggestivi utilizzati nella musica sacra indiana come i Tabla (percussioni) l’Armonium e il Flauto Bansuri tutti suonati da maestri che hanno messo a disposizione della band la loro grande conoscenza dello strumento con incredibile umiltà e disponibilità
Chi è l’artista indipendente italiano che stimate di più in questo momento e perché?
Su tutti, troviamo che i Verdena siano un ottimo esempio di evoluzione, indipendenza totale dai cliché e la capacità di mettere in piedi dei live di livello internazionale.